In primis, per la serie “Una canzone, un messaggio”, un classico:
E dopo la cronaca, passiamo alla SONGWEEK numero 40, che è molto meglio.
Si apre nel segno di Pat Fish (alias Patrick Huntrods) anima dai primi ’80 di Jazz Butcher, scomparso martedì scorso e a cui idealmente la playlist è dedicata. “Uno dei pop writers più brillanti ed incisivi che l’Inghilterra abbia prodotto dai giorni gloriosi di Ray Davies e Pete Townshend”, disse di lui Alan McGee della Creation Records, sua casa discografica dal 1988 al 1995.
Mentre un’antologia di singoli, già programmata, uscirà già per novembre, una buona notizia è stata diffusa da alcuni musicisti suoi amici: l’arrivo di un nuovo album per il 2022, cui il musicista stava lavorando e che sarebbe stato il suo primo in un decennio (su Soundcloud, per commemorare, è stato già diffuso un brano). Nel frattempo, fate man bassa di tutto ciò che trovate, in rete e sugli scaffali dei record stores, a nome Jazz Butcher, se non avete mai approcciato questa sigla: ci ringrazierete e pure tanto,ne siam certi.
Sempre sul fronte Storico con la “s” doverosamente maiuscola, la Songweek con un brano omaggia anche i leggendari Faust, nome cardine ed imprescindibile del kraut rock dei ’70. La tedesca Bureau B, con tirature limitate sia in cd che vinile, ha pubblicato ufficialmente questo weekend “1971-1974”, sontuoso box set che celebra i 50 anni del progetto, mettendo insieme la discografia dei nostri piu’svariate rarità, su tutte il mitizzato album “Punkt” del 1974, mai pubblicato ufficialmente, sebbene i fan ne abbiano ascoltato negli anni il materiale qui e là su varie uscite e che fu realizzato negli studi di Giorgio Moroder. Uscita impegnativa anche sul fronte economico, ma una di quelle per cui, sicuramente, la spesa vale l’impresa.
Dall’Inghilterra, via Germania, si approda in Perù, sempre sul filo della Storia che conta con Susana Baca che con il nuovo albo “Palabras Urgentes” festeggia nel migliore dei modi mezzo secolo di attività artistica, importante anche per i risvolti extra-musicali (come insegnante,etnomusicologa e addirittura per un breve periodo Ministro della Cultura). Un lavoro eccellente,targato Real World, e a proposito del boss di quest’ultima, Peter Gabriel: pare che dopo circa 20 anni qualcosa di nuovo bolle in pentola e potrebbe arrivare prima di quanto si pensi. Ma noi non v’abbiamo detto nulla,eh, sia chiaro.
Rimanendo in Sudamerica a raccontare Storie importanti, c’è anche da segnalare quella del compositore Arthur Verocai (classe 1945) autore di un unico eccellente album nel 1972. Ignorato dai più per decenni, fino a quando negli anni 2000, il disco e il suo autore sono stati ritenuti molto influenti fuori dai confini patri, il nostro è tornato a comporre dopo un trentennio speso a fare jingle pubblicitari: dopo gli Hiatus Kaiyote sempre quest’anno, sono adesso i Canadesi “BADBADNOTGOOD” per il nuovo “Talk Memory” a godere della sua partecipazione (non l’unica del disco, perchè si segnalano anche Laaraj e Brandee Younger).
Il risultato? Ascoltate un assaggio con “Beside April” e fateci sapere, magari anche sulla pagina FB di Electricity, che invitiamo come sempre a tener d’occhio quotidianamente.
Poi per concludere con le Storie e tornando in Inghilterra c’è anche Billy Bragg, con il nuovo “The Million Things That Never Happened”: il cantautore socialista per antonomasia sa ancora arrivare al cuore delle cose oltre che di ascolta, con penna arguta e commovente. Una sicurezza instancabile, anche in tempi duri come quello che viviamo.
Attorno a queste Storie, su due fronti musicali differente ma ugualmente intensi da sempre, si distinguono gli albi di Thalia Zedek e Karen Peris e ancora le varie sfumature di folk di Shannon Lay, Myriam Gendron,Declan O’Rourke ecc…
Le parole son importanti, diceva il tale, ma è importante anche spenderne il giusto, anche se non ce ne sono per tutti gli artisti. Ma è fondamentale, poi? Mentre ci pensate, premete play e ascoltate, le risposte arriveranno da sole.