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martedì, Novembre 26, 2024

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Lorenzo Monfrini e Maurizio Brighenti, Il Sogno Di Una Vita: il Bestseller su come risvegliare il proprio senso di libertà in Costa Rica

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(Adnkronos) – Milano, 26.11.2024 – Ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sognato di scappare dalla routine quotidiana per rifugiarsi in un luogo paradisiaco dove il tempo rallenta e la natura incontaminata regna sovrana. Per molti può sembrare qualcosa di irraggiungibile. Per altri, invece, è un sogno diventato realtà. 

Per tutti coloro che sono alla ricerca di una migliore qualità della vita ma non sanno dove trovarla, esce oggi il libro di Lorenzo Monfrini e Maurizio Brighenti “IL SOGNO DI UNA VITA. Come Cambiare Vita, Migliorare Il Benessere E Creare Un Futuro Sereno In Costa Rica Grazie A Flor De Pacifico” (Bruno Editore). Al suo interno, gli autori condividono con i propri lettori strumenti pratici e innovativi per abbracciare un cambiamento autentico e duraturo nella propria vita, alla scoperta di un paese magico: la Costa Rica. 

“Il nostro libro racconta di un viaggio di trasformazione, scoperta e crescita personale attraverso l’esperienza di vivere in Costa Rica” afferma Lorenzo Monfrini, autore del libro. “Nel corso delle pagine, esploriamo il lato umano, avventuroso e ispirante di un progetto di vita diverso, mostrando come il Costa Rica possa rappresentare una meta non solo per investimenti immobiliari, ma anche per chi cerca una vita all’insegna della tranquillità, dell’armonia con la natura e di una profonda libertà interiore”. 

Il libro dei due autori alterna riflessioni personali a riflessioni pratiche, descrivendo anche il mercato immobiliare del paese e offrendo ai lettori strumenti concreti per considerare un trasferimento o un investimento in questo territorio. Brighenti e Monfrini, attraverso la propria storia personale, esortano i lettori a esplorare nuove possibilità e a considerare il Costa Rica come una meta per realizzare sogni e progetti personali. 

“Attraverso questo manuale, gli autori hanno voluto raccontare la loro storia, non solo per mostrare le opportunità immobiliari, ma anche per ispirare chiunque senta il bisogno di una nuova prospettiva di vita, lontano dalla frenesia quotidiana” incalza Giacomo Bruno, editore del libro. “Sono certo che tante persone sapranno trarre ispirazione dalla loro vicenda personale, scoprendo un nuovo modo di vivere, connesso con la natura e i valori genuini della vita”. 

“Abbiamo scelto Bruno Editore per la sua lunga esperienza nel settore dell’editoria digitale e per la capacità di dare voce agli autori che desiderano condividere contenuti di valore con un pubblico più ampio” conclude Maurizio Brighenti, autore del libro. “La visione di Giacomo Bruno, incentrata su libri che possano fare la differenza nella vita delle persone, rispecchia perfettamente la nostra intenzione di diffondere la nostra esperienza in Costa Rica”. 

Il libro è disponibile su Amazon a questo indirizzo: https://amzn.to/3V0kURT
 

Lorenzo Monfrini, nasce a Mantova nel 1959. Inizia a lavorare, con successo, nel settore finanziario. Italiano per nascita, ma cittadino del mondo, visita numerosi luoghi del pianeta e, negli anni 90, approda in Costa Rica, nella provincia del Guanacaste, innamorandosene. Persona generosa e altruista, decide di coniugare questo amore con una diversa qualità della vita. La sua visione lo conduce a pensare, ideare e, successivamente, costruire villaggi immersi in una natura dirompente e rigogliosa. Dal 1993 sino ai giorni nostri, ha creato 6 villaggi avveniristici e capaci di sostenere l’esperienza visionaria del sogno. L’utilizzo dell’intelligenza emotiva lo conduce a pensare ad una nuova e ambiziosa creatura: il 7° villaggio – Luz del Mar, un progetto dalle soluzioni ricercate e non riconducibili ad altre già presenti sul mercato. Sito web: https://www.flordepacifico.com/
 

Maurizio Brighenti è medico, specialista in neuropsichiatria infantile e psicoterapeuta. Ha diretto il Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile di Verona. Ha cercato di esplorare il cervello e la mente per capirne le dinamiche così da aiutare i suoi pazienti, cercando di scoprire prima di tutto il suo mondo interno, sperando di trovare quella libertà da tutti desiderata, per poi partire nel mondo esterno alla ricerca “dell’isola che non c’è”. In Costa Rica si è avvicinato molto a questo sogno e si è fermato lì, seppure con lo spirito di un argonauta, sempre alla continua ricerca di tutto ciò che non si conosce. Sito web: https://www.flordepacifico.com/
 

Giacomo Bruno, classe 1977, ingegnere elettronico, è stato nominato dalla stampa “il papà degli ebook” per aver portato gli ebook in Italia nel 2002 con la Bruno Editore, 9 anni prima di Amazon e degli altri editori. È Autore di 34 Bestseller sulla crescita personale e Editore di oltre 1.100 libri sui temi dello sviluppo personale e professionale. È considerato il più esperto di Intelligenza Artificiale applicata all’Editoria ed è il più noto “book influencer” italiano perché ogni libro da lui promosso o pubblicato diventa in poche ore Bestseller n.1 su Amazon. È seguito dalle TV, dai TG e dalla stampa nazionale. Per info: https://www.brunoeditore.it
 

Hamas sotto pressione, da tregua in Libano speranza per ostaggi Gaza

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(Adnkronos) – Un accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano può portare anche a una svolta nei negoziati con Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. A dichiararlo fonti dell’establishment della sicurezza israeliana a Walla, secondo cui la pressione militare esercitata su Hamas e sui suoi alleati ha reso più vicina che mai la possibilità di raggiungere un accordo per la restituzione degli ostaggi. 

L’agenzia di stampa israeliana ha riferito inoltre che i funzionari della sicurezza ritengono che la capacità di Hamas di coordinare le proprie attività con Hezbollah sia stata interrotta, sottoponendo l’organizzazione che controlla Gaza a un’enorme pressione. 

 

Le notizie su una possibile svolta nel Paese dei cedri scontinuano a rincorrersi. Secondo fonti ben informate citate dal quotidiano Asharq Al-Awsat, oggi il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron “annunceranno la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele per un periodo di 60 giorni”. I media israeliani sostengono che il gabinetto di sicurezza si riunirà per approvare il testo dell’accordo. Channel 12 riferisce che l’intesa sia stata finalizzata nelle scorse ore e che dovrebbe succedere “qualcosa di drastico” per far naufragare l’accordo. Lo stesso portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha confermato che l’accordo è “vicino”, ma “non ci siamo ancora”. Insomma tutti i segnali puntano in un’unica direzione. 

 

Secondo il ministro per la sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano è “un errore storico”. Riferendo in un’intervista a radio Kan di aver chiesto spiegazioni al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Ben-Gvir ha aggiunto che ”è possibile che qualcuno non voglia ascoltare le mie obiezioni”. “Abbiamo un’opportunità storica di agire in modo deciso a sud e a nord. Sarà un’opportunità storica mancata se fermiamo tutto e torniamo indietro”, ha sostenuto. 

 

“Non ci sono scuse per non attuare un cessate il fuoco altrimenti il Libano crollerà”. Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, auspicando che “oggi il governo Netanyahu approvi il cessate il fuoco” proposto da Stati Uniti e Francia. “Ci sono 100mila abitazioni distrutte” e migliaia di persone sfollate in Libano, ha proseguito Borrell, che ha chiesto a Tel Aviv di non avanzare “nuove richieste”. “Basta combattimenti, basta uccisioni, è tempo di pensare alla pace”, ha aggiunto. 

 

Un cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele è ”imminente” e ”l’Iran è stato informato” di questo, riferiscono due membri dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, al New York Times. Hezbollah ha ricevuto il via libera per un accordo sul cessate il fuoco dal Grande Ayatollah iraniano Ali Khamenei. 

 

Intanto Hezbollah ha lanciato questa mattina una raffica di razzi su Nahariya, nel nord di Israele, ferendo una donna di 70 anni e un uomo di 80 anni. Lo riferisce il Times of Israel. Secondo quanto riporta il servizio Magen David Adom, la donna è ferita in modo grave. Le Idf ha spiegato che Hezbollah ha lanciato una decina di razzi, alcuni dei quali sono caduti all’interno della città. 

 

Ucraina, attacco record della Russia con quasi 200 droni

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(Adnkronos) –
Lancio ‘record’ di droni russi contro l’Ucraina. Secondo quanto denunciato da Kiev, Mosca ha condotto nella notte un attacco con 188 aerei senza pilota. Lanciati anche 4 missili balistici ‘Iskander-M’. “Durante l’attacco notturno il nemico ha lanciato un numero record di droni Shahed e di droni non identificati”, ha dichiarato l’aeronautica ucraina in una nota, stimando che siano stati 188 gli aerei senza pilota usati per i raid. Di questi almeno 76 sono stati abbattuti. 

“Purtroppo sono stati colpiti impianti infrastrutturali critici e sono stati danneggiati edifici privati e appartamenti in diverse regioni a causa dei massicci attacchi dei droni. Non ci sono state vittime o feriti”, si legge in un comunicato. I droni distrutti sono stati intercettati nelle regioni di Kiev, Cherkasy, Kirovohrad, Chernihiv, Sumy, Kharkiv, Poltava, Zhytomyr, Khmelnytsky, Vinnytsia, Chernivtsi, Ternopil, Rivne, Zaporizhzhia, Dnipro, Odessa e Mykolaiv. 

 

La Gran Bretagna non invierà truppe in Ucraina. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri britannico David Lammy in una intervista a La Repubblica, Le Monde e Die Welt. “Siamo molto chiari sul fatto che continueremo a sostenere gli ucraini con l’addestramento e l’assistenza militare, ma da tempo affermiamo che non impiegheremo truppe britanniche sul terreno. Questa è la posizione della Gran Bretagna, e al momento resta la posizione della Gran Bretagna”, ha dichiarato Lammy. 

”Non ci sono piani per l’invio di truppe britanniche” in Ucraina, quindi, ma “il sostegno del Regno Unito è incrollabile e ovviamente vogliamo mettere l’Ucraina nella migliore posizione possibile con l’avvicinarsi dell’inverno”. Per cui, ”abbiamo addestrato decine di migliaia di soldati ucraini oltremanica e continueremo a farlo”. 

”Come Regno Unito, siamo convinti di mettere l’Ucraina nella miglior posizione possibile prima che arrivi l’inverno e per il 2025. Abbiamo promesso tre miliardi di aiuti militari all’anno, per ogni anno che sarà necessario. Dobbiamo continuare così nel 2025 e lo dirò ai miei colleghi del G7”, ha aggiunto Lammy. ”Non vedo alcuna voglia di negoziare da parte di Putin” e ”assistiamo a una ennesima escalation”, ha proseguito citando ”l’utilizzo di missili balistici iraniani o l’inquietante coinvolgimento nel conflitto di truppe nordcoreane. E’ vitale che noi Alleati sosteniamo più che mai l’Ucraina in questa guerra”. 

 

Omicidio Cecchettin, difesa Turetta prova a evitare ergastolo: sentenza il 3 dicembre

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(Adnkronos) – E’ una missione impossibile quella che attende la difesa di Filippo Turetta per provare a evitare una sentenza all’ergastolo che sembra già scritta per l’imputato accusato di omicidio volontario aggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere di Giulia Cecchettin. Oggi davanti alla corte d’Assise di Venezia, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, si apprestano – in un’arringa che durerà un paio di ore – a ricostruire quanto accaduto l’11 novembre 2023 quando lo studente di Torreglia (Padova) uccide, con 75 coltellate, l’ex fidanzata ventiduenne.  

 

I legali proveranno a ribattere alla tesi dell’accusa di un delitto premeditato, con tanto di lista delle cose da fare e piano di fuga appuntate da Turetta in una nota sul telefono creata quattro giorni prima; di un femminicidio crudele in tre atti: iniziato nel parcheggio di Vigonovo, proseguito in auto dove continua a colpire e finito nell’area industriale di Fossò (Venezia) dove una telecamera inquadra gli ultimi atti di vita della laureanda; di un’ossessione che per oltre un anno spaventa la ragazza – vittima di minacce e di un controllo asfissiante – e costa all’imputato anche l’aggravante dello stalking.  

 

Contro Turetta “le prove sono talmente evidenti – ha spiegato ieri il pm Andrea Petroni nella sua requisitoria – che c’è l’imbarazzo delle scelta”. C’è la prova scientifica come le macchie di sangue della vittima trovate nell’auto dell’imputato; ci sono le telecamere che permettono di ricostruire la fuga su strade secondarie fino al lago di Barcis dove si disfa del corpo di Giulia Cecchettin; c’è la confessione resa durante l’arresto in Germania (dopo una fuga di sette giorni), ripetuta lo scorso dicembre nel carcere di Verona e nell’interrogatorio incerto in aula.  

Nel processo ‘lampo’ la difesa, che ha scartato la carta della perizia psichiatrica, chiederà per Turetta – anche oggi atteso in aula – la condanna che gli spetta con la speranza che il carcere assuma la sua funzione di rieducazione permettendo al ventiduenne di capire il disvalore del suo gesto e dandogli la possibilità di riscattarsi. La sentenza è attesa il 3 dicembre.  

Lucilla Agosti è la Talpa, Alessandro Egger è il vincitore

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(Adnkronos) –
Alessandro Egger è il vincitore de La Talpa 2024. La proclamazione nella puntata andata in onda lunedì 25 novembre. I tre finalisti erano Egger, Andrea Preti e Lucilla Agosti. Dopo un percorso ricco di tensioni, prove spettacolari e colpi di scena, il montepremi finale è arrivato a 38.000 euro. “Ho dato tutto quello che potevo e quello che mi sentivo di dare. Nulla è stato qualcosa di costruito. Ho cercato di usare qualche strategia, però ho giocato davvero con gusto”, ha dichiarato Alessandro Egger. 

 

La Talpa di questa edizione è invece Lucilla Agosti che ha raccontato il suo percorso nel programma in onda su Canale5, svelando le difficoltà incontrate nell’interpretare il ruolo segreto: “È stato snervante. La cosa più difficile è stata il non poter entrare nel gruppo per paura che qualcosa trapelasse da me. Dovevo sempre essere sotto controllo, pur cercando di mostrarmi, di fare qualcosa che potesse far percepire il mio carattere e la mia struttura, ma mantenendo il focus sulla missione”. 

La conduttrice ha ammesso di aver vissuto una continua “spaccatura interiore” a causa del suo compito di sabotare le missioni del gruppo senza farsi scoprire. “Man mano che il gioco andava avanti, ci si conosceva sempre di più e si condivideva di più. Ma io dovevo sempre sabotare, e questa cosa mi procurava una spaccatura profondissima”, ha affermato Lucilla che ha poi confessato che il momento più difficile è arrivato dopo un’accesa discussione con Veronica Peparini, quando si è sentita “terribilmente sola”. “Le ho detto: se iniziamo già così, non riesco ad arrivare fino alla fine. Però mi sono auto-supportata, mi sono ricordata che ho passato ben di peggio”, ha sottolineato. “È stata un’esperienza che mi ha dato tanto. Mi sono sentita tagliata fuori, ma allo stesso tempo parte di un meccanismo che portava il mio nome”, ha quindi commentato. 

 

Trump minaccia: “Da gennaio dazi contro Cina, Messico e Canada”

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(Adnkronos) –  Dazi contro Cina, Messico e Canada. In un post su Truth social, Donald Trump anticipa che già dal primo giorno della sua presidenza imporrà tariffe contro i beni in arrivo da quei tre Paesi. “Il 20 gennaio, fra i miei primi ordini esecutivi, firmerò tutti i documenti necessari per far pagare a Messico e Canada una tariffa del 25% su TUTTI i prodotti che entrano negli Stati Uniti, e sui loro ridicoli confini aperti”, ha scritto il presidente eletto degli Stati Uniti, aggiungendo che rimarranno in vigore “fino a quando la droga, in particolare il Fentanyl, e tutti gli stranieri illegali non fermeranno questa invasione del nostro Paese”. 

 

Secondo Trump, “sia il Messico che il Canada hanno il diritto e il potere assoluto di risolvere facilmente questo problema che si trascina da tempo…chiediamo che usino questo potere e, finché non lo faranno, è ora che paghino un prezzo molto alto!”. 

 

Quindi il presidente eletto si è rivolto alla Cina, minacciando ulteriori dazi del 10% fino a quando la droga non smetterà di “riversarsi nel nostro Paese, soprattutto attraverso il Messico”. “Ho avuto molti colloqui con la Cina sulle massicce quantità di droga, in particolare di Fentanyl, che vengono mandate negli Stati Uniti, ma senza alcun risultato”, ha denunciato Trump. Nel lungo post, il presidente eletto sostiene di aver ricevuto rassicurazioni dalle autorità di Pechino che “avrebbero applicato la loro massima pena, quella di morte, per qualsiasi trafficante di droga sorpreso a fare questo, ma, purtroppo, non hanno mai dato seguito alla loro richiesta, e la droga si sta riversando nel nostro Paese, soprattutto attraverso il Messico, a livelli mai visti prima”. 

 

Pechino replica a Trump: “Non ci sono vincitori in una guerra commerciale – ha ammonito in un post su X il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu – Né il mondo ne beneficerà”. Liu ha quindi assicurato che la Cina “è pronta a lavorare con tutte le parti a sostegno di un vero multilateralismo, per costruire un’economia mondiale aperta, sostenere lo sviluppo sostenibile e unire i Paesi per affrontare le sfide, raggiungere la prosperità comune e costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”. 

Ucraina, ministri Difesa Nato: “Minacce Russia rivolte anche a noi”

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(Adnkronos) – Non solo all’Ucraina: le minacce della Russia sono rivolte anche ai paesi Nato allo stesso tempo. Dopo il lancio del nuovo missile a medio raggio, è questa la convinzione dei ministri della Difesa di Germania, Francia, Polonia, Italia e Regno Unito, che ieri si sono incontrati a Berlino per discutere le misure per rafforzare la sicurezza e la difesa in Europa. Il Ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov è intervenuto in videocollegamento. 

Pistorius, il francese Sébastien Lecornu, il britannico John Healey, il polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz e il sottosegretario italiano Isabella Rauti in rappresentanza del ministro Guido Crosetto si sono incontrati sullo sfondo dell’incombente presidenza statunitense di Donald Trump, notoriamente critico della Nato che ha chiesto all’Europa di investire molto più denaro nella propria sicurezza e che si prevede che taglierà gli aiuti militari all’Ucraina. La Germania e altri Paesi della Nato intendono incrementare la produzione di armi all’interno dell’Ucraina in risposta all’escalation delle azioni di guerra della Russia, ha dichiarato il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Lo sviluppo e l’acquisto di droni controllati dall’intelligenza artificiale è una priorità, ha detto, così come una migliore cooperazione per aiutare la produzione di munizioni. 

“L’Ucraina deve essere in grado di agire da una posizione di forza”, ha detto Pistorius, sottolineando che l’invasione russa ha “assunto una dimensione internazionale”, riferendosi ai circa 10.000 soldati della Corea del Nord che il Presidente russo Vladimir Putin ha fatto entrare nel Paese per addestrarsi e combattere. “La Russia ha preso di mira l’Ucraina con un nuovo missile a medio raggio, che ha implicazioni di sicurezza per tutta l’Europa, ha avuto un ruolo durante le discussioni – ha detto Pistorius – Le minacce russe sono sempre rivolte a noi allo stesso tempo”. 

 

E mentre aumenta la pressione delle forze armate russe nel Donetsk e le difficoltà ucraine a tenere botta, secondo Le Monde torna d’attualità la discussione sull’ipotesi di intervento di soldati di altri paesi. “Sono in corso discussioni tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nucleo di alleati in Europa, concentrato sull’Ucraina e sulla sicurezza europea in generale”, riferisce a Le Monde una fonte militare britannica.  

 

La Germania, davanti all’ipotesi di un’escalation della guerra tra Kiev e la Russia, comincia a pensare ai bunker antiatomici. Berlino sta stilando una lista di bunker che potrebbero rappresentare un rifugio di emergenza per i civili, come ha annunciato il ministero degli Interni, specificando che l’elenco includerebbe stazioni ferroviarie sotterranee, parcheggi, edifici statali e proprietà private. 

Un portavoce del ministero ha dichiarato che verrà redatto un elenco digitale di bunker e rifugi di emergenza, in modo che le persone possano trovarli rapidamente utilizzando un’app telefonica. Il portavoce ha inoltre incoraggiato la popolazione a creare rifugi nelle proprie case, convertendo scantinati e garage. 

Ucraina, asse Mosca-Pyongyang allarma Cina: silenzio su soldati Nordcorea

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(Adnkronos) –
La Cina non vede di buon occhio il riavvicinamento e la crescente cooperazione tra Corea del Nord e Russia. A dirsene convinto è stato il vicesegretario di stato americano Kurt Campbell, dando il proprio contributo al dibattito tra i partner asiatici degli Stati Uniti sulla posizione cinese. Il silenzio di Pechino, secondo il ministero degli Esteri giapponese, sarebbe un chiaro segnale di questo disagio e del timore che la collusione militare sull’Ucraina possa favorire la spinta americana a tessere una rete di alleanze con la Corea del Sud e il Giappone in Asia orientale. Finalizzata, per la Cina, a limitare il suo potere. 

Il gesto conciliante recentemente compiuto da Pechino nei confronti del Giappone – cui ha annunciato l’intenzione di rimuovere una boa di segnalazione installata all’interno della zona economica esclusiva giapponese vicino alle isole Senkaku, amministrate da Tokio, nel Mar Cinese Orientale – viene visto come il segno di uno sforzo volto a incoraggiare quanti in Giappone non vogliono essere coinvolti in un conflitto con la Cina diretto dagli Usa. Un passo piccolo, ma che riguarda un tema delicato. 

“Il tema che sta diventando sempre più scomodo per gli interlocutori cinesi è l’impegno della Corea del Nord con la Russia”, ha dichiarato Campbell – citato dal Guardian – nel corso di un recente seminario presso il Center for Strategic and International Studies, un thinktank di Washington. “In alcune discussioni che abbiamo avuto, sembra che li stiamo informando di cose di cui non erano a conoscenza sulle attività della Corea del nord, e sono preoccupati che l’incoraggiamento russo possa portare Pyongyang a contemplare mosse o azioni militari che potrebbero non rientrare nell’interesse della Cina”. “La Cina non è intervenuta direttamente per criticare la Russia, ma crediamo che il crescente coordinamento tra Pyongyang e Mosca li stia innervosendo”, ha aggiunto.  

Ma gli analisti non sono unanimi sull’esistenza di una frattura tra Cina e Russia. Per l’ammiraglio Samuel Paparo, a capo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, nelle relazioni tra Russia, Cina e Corea del Nord c’è una “certa simbiosi transazionale”. “La Corea del Nord – ha dichiarato al forum sulla sicurezza di Halifax – soddisfa le richieste di artiglieria e missili della Russia e la Russia in cambio fornirà probabilmente tecnologia missilistica e sottomarina alla Corea del Nord”. La Cina da parte sua avrebbe fornito alla Russia il 90% dei suoi semiconduttori e il 70% delle sue macchine utensili per ricostruire la sua macchina da guerra. 

Anche Andrew Shearer, direttore generale dell’Office of National Intelligence australiano, si è detto scettico sulla portata del disagio della Cina. “L’idea di ampliare presunte divisioni tra Putin e Xi è piuttosto fantasiosa e se non affrontiamo la realtà che Putin è ancora in guerra in Ucraina oggi solo grazie al sostegno militare, diplomatico e di tecnologia dual use della Cina, non riusciremo a elaborare strategie efficaci”.  

I dubbi sull’atteggiamento della Cina si riflettono anche tra gli osservatori in Giappone. “Non è possibile che la Cina non sapesse cosa stava progettando la Russia. La Cina non può permettersi di vedere la Russia perdere contro l’Occidente, e se la Russia contribuisce a creare una propaganda” di successo, “sarà un precedente per la Cina nel tentativo di controllare Taiwain”, ha dichiarato la professoressa Emi Mifune, della facoltà di legge dell’Università di Komazawa.  

E per Hideya Kurata, dell’Accademia Nazionale di Difesa del Giappone, la posizione di Pechino non è di approvazione o disapprovazione, ma di disagio e difficoltà. Il conflitto – ha sottolineato – deve essere visto nel contesto della decisione della Corea del Nord di abbandonare gli sforzi per riunificare la penisola coreana. Pyongyang sta cercando di definire e impostare una escalation a tappe, progressiva, che parte dalle armi nucleari tattiche, si estende ai missili balistici a raggio intermedio diretti in Giappone, quelli a medio-lungo raggio diretti a Guam e ai missili balistici intercontinentali che potrebbero colpire la terraferma degli Stati Uniti.  

Israele, tregua in Libano vicina. G7 cerca sintesi su richiesta arresto Netanyahu

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(Adnkronos) – La notizia di un’intesa che mai come stavolta sembra vicina su un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah piomba sul G7 Esteri a Fiuggi, dove i sette Grandi continuano a lavorare per trovare una sintesi sulla spinosa questione del mandato d’arresto spiccato dalla Corte penale internazionale (Cpi) per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. “Siamo forse vicini a un cessate il fuoco in Libano, speriamo che sia vero e che non ci sia qualche marcia indietro dell’ultimo minuto”, ha confermato il ‘padrone di casa’, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, aprendo ieri la sessione della ministeriale con i rappresentanti del Quintetto arabo (Arabia Saudita, Qatar, Emirati, Giordania e Egitto). 

Le notizie su una possibile svolta nel Paese dei cedri si sono rincorse per tutto il giorno. Secondo fonti ben informate citate dal quotidiano Asharq Al-Awsat, oggi il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, “annunceranno la cessazione delle ostilità tra Libano e Israele per un periodo di 60 giorni”. I media israeliani sostengono che il gabinetto di sicurezza si riunirà per approvare il testo dell’accordo. Channel 12 riferisce che l’intesa sia stata finalizzata nelle scorse ore e che dovrebbe succedere “qualcosa di drastico” per far naufragare l’accordo. Lo stesso portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha confermato che l’accordo è “vicino”, ma “non ci siamo ancora”. Insomma tutti i segnali puntano in un’unica direzione. 

 

L’accordo prevede che l’esercito di Beirut entri nel sud del Libano per un periodo di 60 giorni, mentre l’Idf si ritira. Il coordinamento con la parte libanese avverrà attraverso l’ufficio del capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael E. Kurilla. L’organo di coordinamento includerà la Francia, il cui coinvolgimento è stato voluto da Washington e Beirut. Secondo la fonte, Israele si sarebbe convinto ad accettare il coordinamento di Parigi solo dopo che la Francia ha indicato di non voler procedere all’applicazione della sentenza della Corte penale internazionale sull’arresto di Netanyahu. 

L’Idf potrà agire non solo nel caso di attacchi a Israele, ma anche contro i tentativi di Hezbollah di accrescere la propria potenza militare. È una “guerra tra le guerre” in Libano, ha spiegato la fonte, facendo riferimento agli sforzi fatti da Israele per impedire che le armi iraniane raggiungessero i proxy attraverso attacchi aerei e operazioni di intelligence, principalmente in Siria.  

 

“Prima di concludere bisogna avere tutti gli accordi definitivi. Siamo fiduciosi, siamo qua, vediamo che accade”, ha detto cautamente il titolare della Farnesina, secondo cui in ogni caso da Fiuggi “parte un messaggio forte a favore del cessate il fuoco”. L’Italia, ha ribadito, è “pronta a fare la sua parte proprio per il grande impegno che abbiamo profuso in Libano in questi anni” e a giocare un ruolo “non secondario” nel futuro del Paese. Le ultime resistenze al tavolo delle trattative arrivano dall’Iran, ha osservato il vice premier, che in mattinata ha anche incassato la solidarietà del suo omologo libanese Abdallah Bou Habib per gli attacchi contro i militari italiani di Unifil. 

La Repubblica islamica è “un po’ contraria” all’intesa “o quanto meno vuole allungare i tempi”, ha spiegato Tajani, che già guarda al giorno dopo in Libano, immaginando una presenza di primo piano dell’Italia. “Per quanto riguarda il Libano ho dato la piena disponibilità dell’Italia ad essere protagonista, se ci sarà l’accordo ovviamente con i libanesi, per sorvegliare l’applicazione dell’accordo insieme agli Stati Uniti ed altri Paesi”, ha scandito il ministro che auspica anche “un’Unifil più forte”, con “diverse regole di ingaggio”. 

 

A Fiuggi, come annunciato nei giorni scorsi, è stata affrontata anche la questione del mandato di arresto spiccato dalla Cpi per crimini di guerra e contro l’umanità nei confronti di Netanyahu, dell’ex ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, e del leader di Hamas, Mohammed Deif. I sette ministri delle economie più avanzate del mondo non hanno ancora maturato una posizione univoca e si continua a limare il testo della dichiarazione finale, ma i rispettivi direttori politici lavorano per una sintesi ed evitare che si proceda in ordine sparso su un tema su cui l’attenzione di Tel Aviv è massima. 

“Nessuno è al di sopra della legge”, ha indicato a Fiuggi la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, mentre il suo omologo britannico, David Lammy, ha assicurato che il Regno Unito seguirà i principi del “giusto processo” se Netanyahu dovesse mettere piede oltremanica. 

Nella prima sessione della ministeriale G7 “ho detto che bisognava avere una posizione univoca sulla decisione della Cpi. Abbiamo parlato, vediamo se si potrà avere nel comunicato finale una parte dedicata a questo”, ha riferito Tajani, mentre da Teheran la Guida Suprema, Ali Khamenei, ha condito della consueta retorica anti-israeliana le sue dichiarazioni. Secondo l’ayatollah, che si è rivolto ai paramilitari Basij, contro i leader israeliani dovrebbero essere emesse condanne a morte, non mandati di arresto. 

 

Quella in corso a Fiuggi, che vede nel programma della prima giornata anche l’inaugurazione di una simbolica panchina rossa per dire no ai femminicidi nella giornata internazionale contro la violenze sulle donne, è la seconda ministeriale Esteri sotto presidenza italiana, dopo quella di Capri dell’aprile scorso, e l’ultima riunione prima della consegna del testimone al Canada, presidente di turno del G7 nel 2025. “L’unità in questo momento è la nostra forza”, ha detto all’inizio della riunione Tajani, sottolineando come l’Italia, tra l’evento a Fiuggi ed i Med Dialogues in corso a Roma, “è protagonista e al centro del dibattito politico internazionale”. 

Dopo una prima giornata di lavori dedicata quasi esclusivamente alle crisi in Medio Oriente, oggi il focus si sposterà sull’Ucraina (sarà presente il ministro degli Esteri, Andrii Sybiha) e sulla situazione nell’Indo-Pacifico. Sullo sfondo, ma neanche troppo, c’è quanto accade sull’altra sponda dell’Atlantico, con gli occhi di tutti puntati sulle prossime mosse del presidente eletto, Donald Trump, che a gennaio entrerà alla Casa Bianca e ha già promesso che non avrà mezze misure su tutti i principali dossier internazionali. 

 

Giulia Cecchettin, oggi parola alla difesa e Turetta torna in aula

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(Adnkronos) – Dopo la richiesta di ieri di una condanna all’ergastolo a Filippo Turetta da parte del pm di Venezia Andrea Petroni, oggi la parola nel processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin passa alla difesa. Gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera terranno la loro arringa davanti alla corte d’Assise di Venezia e per il 22enne chiederanno la pena che gli spetta con la speranza che il carcere assuma la sua funzione di rieducazione e possa permettere al giovane, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata, di capire il disvalore del suo gesto e avere la possibilità – data sua giovane età – di riscattarsi. Non chiederanno altro i difensori, l’avvocato Giovanni Caruso e la collega Monica Cornaviera, che domani terranno la loro arringa davanti alla corte d’Assise di Venezia.  

Secondo indiscrezioni, la difesa parlerà un paio di ore per rispondere alla richiesta di ergastolo formulata dal pm Andrea Petroni. Oggi l’imputato, che ieri ha assistito all’intera udienza quasi immobile e sempre a testa bassa, dovrebbe tornare in aula per l’ultima udienza prima della sentenza prevista il 3 dicembre.  

“Mi aspetto solo che vengano applicate le leggi. Io sono già morto dentro di fatto, la mia battaglia, ma preferirei chiamarla il mio percorso ,è fuori dall’aula. Per me non cambierà nulla, Giulia non la rivedrò più. L’unica cosa che posso fare è prodigarmi, come farebbe Giulia, per fare in modo che ce ne siano il meno possibile di casi come il suo, di genitori che debbano piangere una figlia morta. Io so cosa vuol dire e lavorerò per questo”, ha affermato Gino Cecchettin, il papà della ventiduenne di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ospite a Rai Radio2, ai microfoni di Serena Bortone e del ‘consigliere’ Francesco Cundari a ‘5 in Condotta’. 

Nel corso dell’intrevento Cecchettin ha annunciato che “con il ministro Valditara ci incontreremo i primi di dicembre. Vorrei portare dei dati concreti insieme al nostro comitato scientifico e vorrei confrontarmi in modo costruttivo. Ognuno ha le sue opinioni ma penso che si possa cercare di trovare un percorso sulle parti condivisibili. La scuola dovrebbe continuare il percorso di formazione verso l’affettività, dare come valori fondamentali il rispetto della vita altrui e l’amore verso gli altri, e condannare la violenza in tutte le sue forme e da ovunque arrivi”. 

Ferve l’attività dell’MGA Campana

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Centro Commerciale Neapolis e l'MGA Campana FiJLKAM
La locandina esposta nel Centro Commerciale Neapolis in Via Argine

Il Metodo Globale Autodifesa della FiJLKAM (Federazione Italiana Lotta Judo Karate Arti Marziali), soprattutto in Campania, continua ad essere presente sul territorio, vicino alle persone che ne abbisognano, continuando a crescere come visibilità ed efficacia, in maniera preventiva, effettiva, efficace, contro tutte le violenze di genere.
Adesso nasce il progetto dedicato ai Centri Commerciali; il primo aderente, che ne ha dato vita, è stato il “Neapolis” del Gruppo Nhood Services Italy SpA, in Via Argine di Napoli.
La lungimirante visione futuristica della Shopping Center Manager, Floriana Borriello e di seguito, della Shopping Center Assistant, Stella Delpreite, hanno ben riposto le loro aspettative, sul reggente Comitato Campano, condotto dal Presidente, Antonio Bracciante, puntando sulla necessità di dare esempio ed indicazione, per una corretta prevenzione e nel caso, azione, sulla Difesa Personale.
Il Fiduciario reggente, Luigi Di Maio, su incarico del Presidente, si è subito attivato, dando seguito alla richiesta ed organizzando, in loco, con Tecnici qualificati, il richiesto intervento. Sono state attivate le associazioni territoriali Igea Club e Generazione K, entrambe con qualificati Tecnici abilitati o abilitanti (Pasquale Celentano, Rita Puleo, Gennaro Esposito), che ben potevano rappresentare il Metodo Federale con certificazioni Ministeriali ed ad oggi, nell’elenco delle discipline riconosciute dal CONI, a dispetto di altri “sistemi discutibili” che tanto, hanno prodotto in danno, anche di immagine.
Infatti, l’MGA della FiJLKAM, è un programma tecnico multidisciplinare, ideato per fornire, ai suoi praticanti, un valido sistema di difesa, che si basa sui principi di flessibilità e di cedevolezza su cui si fondano tutte le Arti Marziali. Rappresenta, una equilibrata sintesi delle tecniche più efficaci derivate dalle discipline di combattimento volte alla difesa, trasformando a proprio vantaggio, le energie impiegate dall’aggressore. Il Metodo Globale Autodifesa è pensato e sviluppato, come sistema da offrire, nei vari livelli di apprendimento, a gente comune, persone con maggiori capacità atletiche e professionisti della sicurezza.
Molti i ragazzi coinvolti in questa prima puntata e vetrina, coinvolgendo anche il pubblico presente che, ha trovato, anche un modo diverso, per passare una giornata, nel Centro Commerciale impegnato.
Le elezioni Federali nazionali, sono ad un passo dal verificarsi, ma già ci si stà proiettando in una offerta promiscua sportiva di questa storica Federazione (1902) ad appannaggio e tramite questa tipologia di centri, con il proprio pubblico.
La violenza, è divenuto quel mal costume del ns tempo, soprattutto allargatosi con la pandemia, che ha costretto la società, a guardarsi dentro, trovando il vuoto, la mancanza di riferimenti, un’adeguata accoglienza psicosociale che, non giustifica, l’aumento degli abusi ma, ne sottolinea gli errori istituzionali, in una gestione anche psicopedagogica che si sottrae, purtroppo, al rispetto delle regole, aprendo, una ferita, che si spera sia colmata, da una adeguata revisione degli Enti predisposti alla formazione, la scuola, prima di ogni cosa e lasciando, all’ormai abbandonato sport, sempre meno compreso dalle intellighenzie politiche (LdM).

Ia Fase Regionale tatami FederKombat Campania

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Il podio predisposto per la 1a Fase Regionale Campania FederKombat
La 1a Fase Regionale di KickBoxing FederKombat Campania ad Avellino

Svoltosi ieri, la prima fase Regionale di qualificazione al Criterium tatami prima (03.04/06.04.2025) e poi, ai Campionati Italiani FederKombat (29.05/01.06.2025), della Campania, in abbinamento con il Molise.
La gara svoltasi ad Avellino, presso il Pala del Mauro, con il Patrocinio del Comune di accoglimento, con organizzazione della KickBoxing Club di Michele Ranucci, in collaborazione con la Barrus di Napoli, ha visto la partecipazione di circa seicento Atleti, oltre a Tecnici e famiglie, su sei tatami, diciotto Arbitri e maestranze varie e a vario titolo e genere.
Nella stessa giornata, anche il neo eletto Consiglio Federale campano, si è dato appuntamento, in presenza del Consigliere Nazionale, Dott. Lucio Stella, per deliberare, fra le altre cose, la nomina a Vice Presidente Regionale, individuandolo nella persona di Luigi Di Maio che, in questo incarico, risulta riconfermato. Giovanni “Gianni” Di Bernardo, anch’egli riconfermato, ha esposto a: Marco Balestrino, Pascale Domiziano, Pasquale Basso (Vice Campione del Mondo 2023, in carica), Marco Toscano, quanto all’ordine del giorno, dando le nuove direttive per il quadriennio 2024/2028. Assente giustificato, Luigi Petito.
La SSD Fitness Club di Mercato San Severino, guidata dal M° Raffaele De Nicola, non ha mancato questo importante evento, presentandosi in gara con ben 22 Atleti, quasi tutti a podio.
I risultati. Gli Oro: Sessa Gabriele, Old Cadet, Kick Light, BMN, kg.-52; Plaitano Vincenzo, Senior, Light Contact, BMN, kg.-63; Pollex Davide, O Cad, KL, BMN, Kg.-69; Stanzione Pasquale, O Cad, KL, BMN, kg.-57. Gli Argento: Ansalone Antonio Y Cad, KL, GAV, Kg.-35; Bassano Danel Pio, Jr, KL, BMN, Kg.-63; Bassano Gabriele, O Cad, KL, BMN, Kg.-52; De Martino Raffaele, O Cad, KL, BMN, Kg.-47; De Pascale Felice, Sr, KL, BMN, Kg.-74; Mandile Gennaro, Sr, KL, BMN, Kg.-69. I Bronzo: Citro Gerardo, Y Cad, KL, GAV, Kg.-40; Colucci Vito, Jr, KL, BMN, Kg.-79; D’Aponte Josè Alessandro, Y Cad, KL, GAV, Kg. +45; Iannone Aniello, Sr, KL, BMN, Kg.-84; Iannone Daniele, Jr, KL, BMN, kg.-79; Carratù Francesco Miki, Jr, KL, BMN, Kg.-63.
L’elenco dei risultati, è solo una constatazione, del lavoro svolto da questo sodalizio, che tra le altre cose, si pregia di vantare il responsabile per la Kick Light FederKombat Campania, nella figura del suo Maestro, affiancata, da quello di Maurizio Troiano. 60, ad oggi, le Associazioni sportive sparse sul territorio, che vantano la certificazione di Federazione riconosciuta dal CONI, le altre, che fingono tale accredito, sono solo bufale “da prima pagina”. Ed il valore, di questo numero in crescendo, nella qualità tecnica espressa, migliora con il tempo, forte di una volontà ferrea di aggiornamento, approfondimento e sete di conoscenza mai paga.
Questi ragazzi, sono espressione di qualità, di un prodotto “con il bollino blu”, che qualifica lo sport Regionale, anche se, i “venditori di fumo” (e sono tanti), continuano a crescere ed a crescere esponenzialmente, i risultati “di condominio”, che continuano a “vendere” ai creduloni, quale prestigiosi titoli “dell’universo”, restando essi, a chi ben si addentra nella materia sportiva, anche solo attraverso la rete internet, delle bufale ammantate di colori d’arcobaleno (LdM).

Carabinieri, Mario Cinque nominato vicecomandante generale

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(Adnkronos) – Su proposta del ministro della Difesa, Guido Crosetto, il consiglio dei ministri ha deliberato la nomina del Generale di Corpo d’armata del ruolo normale dell’Arma dei Carabinieri in servizio permanente, Mario Cinque, a Vicecomandante generale dell’Arma dei Carabinieri. Lo riferisce la nota del Cdm. 

Nato a Napoli il 6 febbraio 1963, sposato, con due figli, il generale di Corpo d’Armata Mario Cinque ha intrapreso la vita militare nel 1978, frequentando la Scuola Militare “Nunziatella” di Napoli e successivamente i corsi dell’Accademia Militare di Modena, della Scuola di Applicazione Carabinieri di Roma e della Scuola di Guerra a Civitavecchia.  

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza Interna ed Esterna, master in “Scienze Strategiche”, Cinque ha ricoperto numerosi incarichi nelle varie organizzazioni dell’Arma. In quella addestrativa, ha svolto servizio presso la Scuola Sottufficiali di Firenze e all’Accademia Militare di Modena. Nell’Arma territoriale, ha operato per diversi anni nel Lazio, quale Comandante della Compagnia di Bracciano e del Reparto Territoriale di Frascati, in Campania, quale Comandante Provinciale di Napoli e della Legione e in Sicilia, in provincia di Catania, quale Comandante di Compagnia. In Sicilia è stato anche Comandante della Sezione Anticrimine del Raggruppamento Operativo Speciale. 

I suoi periodi di Comando sono stati alternati con incarichi di Stato Maggiore presso il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, tra cui Capo Sala Operativa e Capo Ufficio Operazioni, Capo Ufficio Personale Ufficiali e Capo del I Reparto. Inoltre, da Colonnello, ha retto l’incarico di Comandante del Reggimento Corazzieri e Aiutante di Campo del Presidente della Repubblica. Dal 6 settembre 2018 al 24 gennaio 2021 è stato Sottocapo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Il 25 gennaio 2021 è stato nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri dopo che il suo predecessore Teo Luzi ha assunto la carica di Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri. 

Morto Carmine Daniele, fratello del cantante Pino: aveva 66 anni

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(Adnkronos) – È morto a causa di complicanze dopo un trapianto di cuore Carmine Daniele, fratello del cantante Pino Daniele. “O Giò” si è spento a 66 anni in ospedale a Bari, dove era ricoverato. Carmine veniva citato da Pino Daniele nella canzone “I got the blues” (album Bella ‘mbriana), in cui cantava “‘O Giò che voglia ‘e te vedè, me manca assaje ‘na cumpagnia”. A tradire anche Carmine Daniele è stato il cuore, una patologia cardiaca, come accaduto anche all’altro fratello Salvatore nel 2021. Sulle pagine social della Fondazione Pino Daniele, Sara – figlia del cantante – ha lasciato un messaggio di saluto allo zio Carmine, morto poche ore dopo il grande evento dello stadio Maradona di Napoli, dove è stata presentata in anteprima la canzone inedita “Again”, a poco meno di dieci anni dalla morte del “mascalzone latino”.  

Usa, assalto al Congresso: archiviato caso contro Trump

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(Adnkronos) – Il procuratore speciale Jack Smith ha annunciato oggi che archivierà il caso relativo all’assalto al Campidoglio del 6 gennaio del 2021 contro il presidente eletto Donald Trump. “La posizione del dipartimento di Giustizia è che la Costituzione richiede che questo caso sia archiviato prima che l’imputato si insedi – ha scritto Smith in un documento di sei pagine – Questo risultato non si basa sul merito o sulla forza del caso contro l’imputato”. 

“La posizione del governo sul merito del procedimento non è cambiata”, ha poi precisato Smith. Immediata la reazione del portavoce di Trump, Steven Cheung, secondo cui la decisione di archiviare il caso federale “è un’importante vittoria dello stato di diritto: il popolo americano ed il presidente Trump vogliono la fine immediata dell’uso del nostro sistema giudiziario come arma politica e non vediamo l’ora di unire il Paese”. 

Violenza sulle donne. “La mia Paola uccisa mentre curava. Fermare l’odio con la cultura”

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(Adnkronos) – “Ho un pensiero fortissimo, anche se non potrei sostenerlo in nessun modo: che se al posto di Paola ci fosse stato un uomo, quel giorno, sarebbe andata diversamente”. Chissà quante volte avrà sognato di riportare indietro le lancette del tempo, Vito Calabrese, marito di Paola Labriola, la psichiatra uccisa a coltellate da un paziente nel settembre del 2013 nel Centro di salute mentale in cui prestava servizio. “A mio parere – ragiona mentre si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne – la sua morte si potrebbe definire un femminicidio. E’ stato certo un episodio di violenza verso un operatore sanitario, violenza che è molto aumentata”, ma colpiscono i numeri: in 2 casi su 3 anche qui ad essere colpite sono le donne. “E’ chiaro che è un discorso anche culturale e c’è sempre tantissimo da fare, in tutti i momenti della vita, in tutte le situazioni, a partire dal linguaggio. E’ un lavoro culturale che, secondo me, dobbiamo fare tutti”, per opporre “cultura, bellezza, gentilezza”, alla violenza sulle donne, ma anche in sanità, dice Calabrese, psicologo in pensione, amante del bello e della letteratura.  

Sul fronte sanitario “non è cambiato niente. Penso che la risposta non sia quella ‘securitaria’. Certo, l’inasprimento delle pene ci sta, anche il rafforzamento della sicurezza con vigilantes e tutto il resto, è chiaro che ci vogliono centri attrezzati anche contro questo tipo di problematica. Ma c’è anche altro: la sanità pubblica è diventata sempre più calpestata. Le risorse sono sempre diminuite. Dalla situazione di Paola in poi, se ci penso, le cose sono peggiorate, è aumentata la violenza ed è diminuito il personale. Sono cresciute le liste d’attesa. E se si lavora male, diminuisce la gentilezza, le persone sono esasperate dal grandissimo disagio sociale ed economico. Questo non giustifica la violenza – precisa – Ma sono dei presupposti. Noi viviamo in un mondo violento, le cose belle vengono poco rappresentate. Penso a una mia cara amica, che faceva rappresentare i sogni dei bambini, e ha scritto un libro bellissimo. Sarebbe bello che si parlasse di questo, anche del fatto che in un piccolo paesino è stata fatta un’esperienza così bella in una scuola. Ma non importa a nessuno. Sembra una banalità, o facile buonismo, ma si tratta di opporre la gentilezza, le cose belle alla violenza”. 

Il film di quello che è accaduto in quel terribile giorno del 2013 lo ha scorso tante volte nella sua mente, Vito. “Ma questo fa parte dei tormenti di una persona che vive una vicenda del genere, è normale, fa parte di un percorso personale – racconta – E’ stata una prova notevole per la nostra famiglia. Però, devo essere anche sincero, ho sentito una grande partecipazione da parte delle persone. Paola è stata molto rappresentata. Anche gli aspetti simbolici sono importanti. C’era chi mi diceva: che cosa ti interessa di una medaglia se ti hanno ammazzato la moglie? Lo pensavo anch’io, però poi ho capito il senso. Noi non dobbiamo soltanto abitare lo spazio, dobbiamo anche abitare il tempo, la ritualità”.  

Insomma, “anche l’aspetto simbolico è importante, per i miei figli lo è stato – assicura – Paola ha avuto un riconoscimento, una medaglia d’oro, siamo stati dal presidente della Repubblica, che ha parlato con noi. Non è che questo me la può restituire, ma quel discorso sarà stato prezioso per i miei figli, sono state anche esperienze di partecipazione. Io poi ho scritto un libro, sto continuando anche una mia riflessione. Ho fondato un’associazione, come fanno un po’ tutte le vittime. E’ una risposta che uno può dare per dare un senso a quel che è successo. Potevo chiudermi nel mio silenzio, non l’ho fatto. E oggi mi sento un uomo più forte di prima, anche se è chiaro che Paola mi manca da morire, e mi mancherà per sempre”.  

Russia, Londra e Parigi: ipotesi invio soldati. Germania pensa a bunker antiatomici

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(Adnkronos) –
Francia e Regno Unito non escludono l’ipotesi di inviare soldati in Ucraina. La Germania, davanti all’ipotesi di un’escalation della guerra tra Kiev e la Russia, comincia a pensare ai bunker antiatomici. Il quadro del conflitto, in corso da oltre 1000 giorni, in questo momento appare condizionato da due fattori. 

Donald Trump tra meno di 2 mesi si insedierà come nuovo presidente degli Stati Uniti: la posizione di Washington in relazione alla guerra potrebbe cambiare e il sostegno americano a Kiev non è scontato. Negli ultimi giorni, da Mosca, Vladimir Putin ha risposto agli attacchi che l’Ucraina ha portato con missili Atacms e Storm Shadow, forniti da Usa e Regno Unito. La Russia ha colpito Dnipro utilizzando, a quanto pare, un nuovo missile in grado di “colpire ogni punto in Europa”. 

 

In questa situazione, con la pressione costante delle forze armate russe nel Donetsk e le difficoltà ucraine a tenere botta, secondo Le Monde torna d’attualità la discussione sull’ipotesi di intervento di soldati di altri paesi. In particolare, l’argomento è tornato sul tavolo dei colloqui tra Londra e Parigi. “Sono in corso discussioni tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l’obiettivo di creare un nucleo di alleati in Europa, concentrato sull’Ucraina e sulla sicurezza europea in generale”, riferisce a Le Monde una fonte militare britannica. 

 

“Noi non invieremo nessun soldato a combattere in Ucraina. Aiutiamo politicamente, finanziariamente, militarmente l’Ucraina inviando materiale militare, ma non manderemo soldati italiani a combattere in Ucraina”, ribadisce il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando la notizia riportata da Le Monde. “Noi dobbiamo evitare un’escalation. La Russia si sta assumendo una grave responsabilità facendo combattere i soldati nordcoreani e arruolando houthi”, precisa Tajani in un punto stampa a margine del G7. 

 

A Berlino, invece, la Germania valuta un altro approccio. A causa delle crescenti tensioni con la Russia, la Germania sta stilando una lista di bunker che potrebbero rappresentare un rifugio di emergenza per i civili, come ha annunciato il ministero degli Interni, specificando che l’elenco includerebbe stazioni ferroviarie sotterranee, parcheggi, edifici statali e proprietà private. 

Un portavoce del ministero ha dichiarato che verrà redatto un elenco digitale di bunker e rifugi di emergenza, in modo che le persone possano trovarli rapidamente utilizzando un’app telefonica. Il portavoce ha inoltre incoraggiato la popolazione a creare rifugi nelle proprie case, convertendo scantinati e garage. 

Il ministero non ha fornito una timeline precisa, trattandosi di un grande progetto che richiederà del tempo e che vedrà il coinvolgimento dell’Ufficio della Protezione Civile e altre autorità. Il Paese, che conta 84 milioni di abitanti, dispone di 579 bunker, per lo più risalenti alla seconda guerra mondiale e alla guerra fredda, che possono fornire riparo a 480.000 persone.  

Secondo il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, la Germania avrebbe già avviato preparativi per un potenziale conflitto con la Russia o per l’attraversamento della frontiera occidentale ucraina da parte delle truppe di Mosca, implementando attivamente un documento strategico chiamato “Piano d’operazione Germania’”. Il documento di circa 1000 pagine contiene istruzioni dettagliate per operazioni militari, ed elenca le infrastrutture soggette a una protezione speciale. In caso di tensioni sul fianco orientale della Nato, infatti, la Germania diventerebbe un centro chiave per il trasferimento di truppe, attrezzature militari, cibo e medicinali. 

Violenza di genere, un testo unico entro l’8 marzo

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(Adnkronos) – Il governo è a lavoro su un testo unico contro la violenza sulle donne. Ad annunciarlo è la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella nella giornata dedicata proprio alla sensibilizzazione sulla violenza di genere. “Noi adesso faremo un tavolo in cui presenteremo, spero per l’8 marzo, un testo unico contro la violenza sulla donne. Si tratterà di una compilazione, metteremo insieme quello che già c’è ed è tanto”, ha spiegato la ministra nell’evento ‘Italia direzione Nord’ in corso a Milano. “È insensato – ha sottolineato Roccella – dividersi su questo tema: così come dobbiamo essere insieme uomini e donne per la lotta contro la violenza, lo dobbiamo essere anche nella politica, al di là degli schieramenti”. 

Nei primi nove mesi del 2024 c’è stato un aumento del 57% delle richieste di aiuto. “”Un dato insieme positivo ma che indica anche quanto il fenomeno continua a essere ampio”, ha commentato la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. “I dati – ha aggiunto – sono incoraggianti perché c’è un -12% di donne vittime del proprio partner, un +5% di centri antiviolenza e case rifugio e un aumento del ricorso al numero verde 1522 e questo vuol dire che man mano le donne prendono sempre più il coraggio di chiedere aiuto”. 

Nel corso dell’evento ‘Italia direzione Nord’, Eugenia Roccella ha anche commentato la condanna all’ergastolo per Alessandro Impagnatiello. “Non si tratta di vendetta, è prima di tutto giustizia – ha detto – e poi sappiamo che la lotta si articola sulle tre ‘p’: proteggere, prevenire e perseguire perché è importante che questi delitti non vengano sottovalutati ma considerati in tutta la loro gravità. Non dare sufficiente centralità al reato vuol dire non dare centralità alla battaglia contro la violenza. Anche quest’ultimo passaggio è necessario”. 

 

Ucraina, Zelensky: “A Donetsk la situazione più difficile”

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(Adnkronos) – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammesso che “la situazione più difficile” in termini militari è ancora nella regione di Donetsk, “soprattutto” nella zona di Kurakhov, dove le forze armate russe hanno intensificato la loro offensiva e gli ucraini stanno cercando di “rafforzare le loro posizioni”. Lo ha dichiarato lo stesso presidente dopo aver incontrato il capo dello Stato Maggiore, Oleksander Sirski, con il quale ha avuto una conversazione “approfondita” su tutte le “aree chiave”. 

Donetsk è uno degli epicentri del conflitto, come mostra il bilancio giornaliero delle Forze Armate. Solo nelle ultime 24 ore, l’area di Kurakhove ha registrato 67 attacchi da parte di Mosca.  

Zelensky ha poi ringraziato la Gran Bretagna che ha varato sanzioni contro 30 petrolifere della ‘Flotta fantasma” che assicura la vendita di petrolio russo all’estero e diverse compagnie assicuratrici. Il loro servizio genera per Mosca decine di miliardi di dollari di proventi che alimentano la macchina da guerra russa, ponendo anche gravi rischi ambientali, ha spiegato Zelensky. “Fino a che i proventi del petrolio russo rimangono senza controlli, la Russia non avrà incentivi a perseguire la pace. Tagliare questa fonte di finanziamento è essenziale per limitare la capacità di aggressione della Russia”.  

 

I sistemi di difesa aerea russi hanno distrutto sette missili ucraini nella notte sopra la regione di Kursk. Lo ha reso noto il governatore della regione russa al confine con l’Ucraina, aggiungendo che le unità di difesa aerea hanno distrutto anche sette droni ucraini. Roman Alyokhin, analista militare filo-russo e consigliere del governatore, ha dichiarato sul suo canale di messaggistica Telegram che “Kursk è stata sottoposta a un massiccio attacco da parte di missili di fabbricazione straniera” durante la notte. Poco dopo il ministero della difesa russo ha precisato che i missili balistici lanciati dalle forze ucraine abbattuti dalla difesa anti missile russa sono stati otto. 

 

Un drone ucraino ha colpito un sito industriale della difesa della regione russa di Kaluga, nel centro del Paese, innescando un vasto incendio, ha denunciato il governatore, Vladislav Shapsha. Secondo il direttore del centro per la disinformazione di Kiev, Andriy Kovalenko, è stato colpito il complesso Typhoon, che produce componenti per i sistemi di comunicazione, radar, di ricognizione e la guida per mezzi di combattimento e sistemi missilistici Bal-E e Rubezh-Me. La Typhoon è colpita dalle sanzioni. L’intelligence militare ucraina ha anche rivendicato che è stato colpito il deposito di carburante della Rosneft Kaluganefteprodukt.  

 

La Russia ha lanciato un attacco contro la parte centrale di Kharkiv la mattina del 25 novembre, ferendo almeno 23 persone, hanno riferito le autorità. Tredici persone sono state ricoverate in ospedale, ha scritto il governatore dell’Oblast di Kharkiv Oleh Syniehubov sul suo canale Telegram. Le vittime erano al lavoro o camminavano per strada, ha detto all’emittente Suspilne Spartak Borysenko, capo della Procura regionale di Kharkiv . 

 

 

M5S, Grillo contro Conte: chiede la ripetizione del voto della Costituente

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(Adnkronos) –
Beppe Grillo ha chiesto ufficialmente la ripetizione del voto dell’Assemblea costituente del M5S. Come scrive Il Corriere della sera, il garante ha inviato una richiesta formale per una nuova votazione. Contattato dall’Adnkronos, l’entourage del co-fondatore del Movimento 5 stelle ha confermato l’indiscrezione, precisando che la richiesta è stata inoltrata oggi. 

 

L’Assemblea ieri ha votato una serie di riforme che portano a compimento la parabola del Movimento, cambiandone la sua struttura anche a livello formale approvando la linea del leader Giuseppe Conte rispetto a quella del fondatore Beppe Grillo. In particolare, l’Assemblea ha deciso di eliminare il ruolo del garante (la carica ricoperta da Grillo dal 2017) e il limite massimo di due mandati per gli eletti 5 Stelle. Inoltre, ha detto sì alle alleanze (anche se sempre sulla base di ‘un accordo programmatico preciso’), all’adesione al campo progressista, al tesseramento e a eventuali modifiche di nome e simbolo decise dal consiglio nazionale. 

Grillo, che ha contribuito a creare il partito nel 2009 insieme all’imprenditore digitale Gianroberto Casaleggio, aveva mantenuto un ruolo formale come garante dei valori fondanti dell’M5S e un contratto annuale del valore di 300 mila euro come consulente per la comunicazione. Ieri però, dopo due giorni di assemblea costituente incentrata sulla riforma dello statuto, gli iscritti 5 Stelle hanno votato con il 63% di sì e il 29% di no a favore dell’abolizione del ruolo di garante. 

Conte, premier dal 2018 al 2021, prima con il governo gialloverde e successivamente con il Governo giallorosso, dal 2021 ricopre anche il ruolo di presidente del Movimento, ruolo che in più occasioni l’ha portato ad avere scontri con Grillo per la gestione del partito. 

Il comico genovese recentemente lo ha accusato di mancanza di visione politica e ha criticato i suoi tentativi di trasformare i 5 Stelle in un partito tradizionale incentrato sulla sua leadership. Grillo ieri non ha partecipato all’Assemblea costituente. Lo scontro tra i due leader è stato anche uno scontro sulla direzione del Movimento, passato dal 32% dei voti alle elezioni del 2018 al 15% di quelle del 2022 (oggi i sondaggi lo danno intorno all’11%). Resta da capire se Grillo è intenzionato a portare avanti la battaglia politica con Conte sul piano legale. 

 

Lorenzo Borrè, storico avvocato dei ‘dissidenti’ pentastellati, spiega all’Adnkronos che le armi in mano all’ormai ex garante, almeno dal punto di vista giuridico, sono molte di più rispetto a quelle di Conte che, dalla sua, può sicuramente contare sulla base, come ampiamente dimostrato nella due giorni di ‘Nova’. Ma quali sono effettivamente questi strumenti? 

Per mettere al tappeto il presidente, il garante può, in prima istanza, riattivare la procedura di impugnazione del vecchio Statuto, quello del 2022, che lui stesso aveva definito ‘seicentesco’, perché ci sarebbero, dice il legale, “dei vizi di approvazione” tali da invalidare lo Statuto in cui era prevista la figura del presidente, come avvenne già nel febbraio 2022 quando il Tribunale di Napoli deliberò la sussistenza di gravi motivi per sospendere l’efficacia dell’approvazione dello Statuto e dell’elezione di Conte. L’impugnazione della seconda votazione non fu accolta, ma per il legale i vizi che inficerebbero anche la seconda approvazione dello Statuto rimangono sul tappeto. Con questa mossa, “sostanzialmente si eliminerebbe la figura di Conte”, spiega ancora Borrè e sarebbe “l’ordalia finale, perché ne rimarrebbe soltanto uno”. 

Non è l’unica possibilità di Grillo per rimanere al timone del Movimento 5 stelle. Quella di ieri, precisa l’avvocato, “è stata solo una consultazione”. Le indicazioni uscite dalle ‘urne’, secondo il legale, per diventare effettive devono essere tradotte in uno nuovo Statuto, che poi deve essere rimesso ai voti dell’Assemblea. Anche in questo caso, trattandosi di modifiche allo Statuto, serve che si raggiunga un quorum: il 50% più uno degli iscritti al M5S deve prendere parte alla votazione. Se non si dovesse arrivare a dama al primo tentativo, e le modifiche fossero approvate in seconda battuta senza il quorum qualificato, il comico genovese potrebbe chiedere di rinnovarla, mettendo la base di fronte allo stesso bivio: la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto deve prendere parte alla votazione affinché la cancellazione di Grillo diventi reale. E se le truppe grilline disertassero la votazione il raggiungimento del quorum salvifico questa volta potrebbe essere più problematico. 

 

 

Secondo Enrico Maria Nadasi, amico e commercialista di Grillo, nonché cofondatore insieme al comico dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2013 “è opportuno che Conte adesso si faccia il suo simbolo, ‘Oz con i 22 mandati’, e lasci perdere quel simbolo lì. Il Movimento che abbiamo fondato non può essere stravolto. Se continua col simbolo del Movimento, si valuterà il da farsi”, prosegue Nadasi all’Adnkronos . “Beppe – spiega ancora il commercialista – ha espresso la volontà di rivolere il simbolo indietro e di estinguerlo. Questo è quello che vuole Beppe e io sono d’accordo con lui”. Insomma, per voi Conte non può più utilizzare il logo del M5S… “Quel simbolo rappresentava tanto per noi: un Movimento che doveva realizzare una forma di politica nuova e una gestione nuova della cosa pubblica. Quel simbolo ora non rappresenta più quella cosa lì: noi lo rivogliamo indietro per estinguerlo. Lo metteremo in un museo: faremo un museo dei simboli politici e ci sarà anche quello del Movimento…”. 

Nadasi ha avuto modo di scambiare con Grillo alcune impressioni sul processo costituente M5S, culminato con l’evento ‘Nova’ andato in scena all’Eur il 23 e 24 novembre: “Abbiamo preso atto di ciò che è successo, osservando i fatti. Che delusione. Beppe? Era stupito: delle tante persone che hanno fatto parte della storia del Movimento, nessuna di esse ha preso le sue difese. Non si sono schierate, hanno aspettato. Tutti appiattiti sull’attesa che Conte potesse archiviare la regola dei due mandati. Concordo con Grillo: c’è stato un passaggio da francescani a gesuiti. Un’assemblea farsa – racconta ancora l’amico di Grillo – dove si sono votati quello che volevano. Non è più il Movimento ma un partito. Che fare ora? Faremo tutte le valutazioni del caso, a 360 gradi…”.