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Feudatari dello sport

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Politica Sportiva feudale
arrocco feudale e tentativo di difesa infinita

Quanto la contesa, non è leale, ogni mezzo è d’uopo, per coercere vittoria. Se questa sia di vita, seppur moralmente indegna, potrebbe essere compresa.. Quel che, di tutto, lascia intesa, è che tal contesa, sleale e indegna, nello sportivo reame, è resa.

Ancora, carta bollata, per fortuna, almeno con pagamento “tassa” (200,00 €, che, speriamo siano, di tasca propria e non frutto, di prelievo a danno, del comune bene), viene abusata, per eliminar avversario, che, in termini sportivi, è quanto meno, vigliaccheria.

Ancora coinvolta, rinomata Federazione, nelle Arti Marziali ed ancora una volta, interessato direttamente, il Comitato Regionale Campania, di questa, rappresentante. Guarda caso, ancor più bislacco, che a prendere ancora iniziative delittorie (dal punto di vista di contesa elettiva), sia il “saggio” ultranovantenne, che detiene seggio e potere, dagli anni novanta (scusate se è poco).

Premesso, che già in precedenza (Tribunale Sportivo di I° grado-29.04.2021), al pan, ha risposto focaccia (06.05.2021); e, a nuova riprova, di incapacità latente di gestione (politica e manageriale, ma non troppo) e di perpetrar tenzone, rasentando ridicolo ed evitar, legittima espressione elettiva, ci si ripropone poi, al II° grado, producendo appello (Corte Federale-10.05.2021), che risponde in “picche” (17.05.2021), <<.. rigettando reclamo>>. Adesso, che rimane? L’Ordinaria giurisdizione giurisprudenziale? (Sigh!!??)

Si resta perplessi. Augurandoci, per il bene del movimento sportivo in genere e soprattutto, per quello che è rivolto alle Arti Marziali ed a questa Federazione, che presto giunga il 22.05.2021 (giorno previsto per le elezioni regionali) e che finisca, questa diatriba, pur consapevoli, che questa data, non sarà termine di disputa ma, partenza, di altre mille contese e ripicche, di cui, sicuramente, si racconterà ancora, se non altro, per dare dignità a chi, dignità ha perduto da tempo e senza neanche iniziare a gareggiare seriamente. Sicuramente, si prospettano momenti bui, e continuo lavoro, per Giudici Sportivi e per il fegato di tanti, onesti osservatori e praticanti di vero sport, non certo di quello, da tempo millantato, indecorosamente.

Se questi, sono i rappresentanti dello Sport italiano, si vergognino! Se questi, sono l’esempio delle nuove generazioni, si nascondano agli onesti. Se questi, sono i portatori di regole e regolamentazioni, cambino mestiere e d’abito e facciano di pagliacciate, ambito diverso. Se questi, sono i rappresentanti dello sport e della Federazione in questione, siano pubblicamente condannati, come adesso e relegati, a non recar più danno e, gli elettori, quelli seri, non quelli che si aspettano ritorni in regalie varie, raggiungano finalmente, coscienza di se stessi, se ancora, soprattutto, detengono coscienza. Se questi pensano, di ottenere, senza tenzone, facile vittoria e, continuano ad aver seguito e proseliti, che tutti, questi, si diano a nuove catastrofiche occupazioni, lontano dallo sport stesso. Se questi, a questo punto, par logico pensare, in ogni modo, stan cercando di non far mettere naso, nei loro incartamenti, è lecito dedurre che, qualcosa nascondino, siano smascherati, in pubblica piazza ed in cotal contesto, aggiogati al giogo. Se tutte le ispezioni Federali, nell’ultimo tempo succedutesi, hanno senso, ha senso pensare, “che il pesce, odor (puzza) dal capo” ed allora, veramente, qualcosa si nasconde e pubblico, ven reso e, di vilipendio, acceso.

Il Feudo, non ha più cavalieri che lo difendono, ma solo barbari impositori ed “impostori”, a questo punto, stirpe d’invasori, senza sigillo e gloria, ma solo nera banda, a croce uncinata di Hitleriana memoria.

Giovanni Malagò, conferma il suo 3° Mandato al CONI

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Malagò a Salerno
Giovanni Malagò al tavolo di Guglielmo "Nello" Talento

I massimi vertici dello Sport Italiano, i grandi elettori, rappresentanti di tutte le sfaccettature sportive del CONI, ieri, a Milano (13.05.2021), presso il Tennis Club Bonacossa, hanno deliberato, a scrutinio segreto, sul Presidente del massino vertice sportivo italiano e, sulla sua Giunta. Presente, quale membro onorario del CIO, Franco Carraro, che ha presieduto l’assemblea. Erano 75 anni, che non si teneva, un simposio di questa portata, nella struttura ospitante, ovvero, dalle elezioni di Giulio Onesti.

Delle 74 espressioni votanti, con diritto di voto, solo 72 erano presenti e su queste, solo 71, sono state espresse correttamente

Giovanni Malagò, ha ottenuto 55 (79,71%) preferenze sulle 13 (18,84%), di Renato Di Rocco e solo 1 (1,45%), per Antonella Bellutti; ritirato, prima dello scrutinio, durante i lavori pre assembleari elettivi, Franco Chimenti.

Quali componenti della Giunta, sono stati preferiti, quindi eletti: Antonella Del Core (37 preferenze) e Paolo Pizzo (21) in quota Atleti; in quota Tecnici, prevale Emanuela Maccarini (55); per i Comitati Regionali, Sergio D’Antoni (46), la spunta; per i Delegati Provinciali, Claudia Giordani (53); per gli EPS, Giovanni Gallo (48). Entrano in quota FSN e DSA, Silvia Salis (Atletica, con 46 preferenze), Norma Gimondi (Ciclismo, 38), Giovanni Copioli (Motociclismo, 37), Luciano Rossi (Tiro a volo, 37), Luciano Bonfiglio (Canoa, 34), Marco Di Paola (Sport Equestri, 33).

Assurgono al ruolo di Vice Presidenti, per elezione interna alla Giunta del CONI: la Salis (Vicario) e la Giordani. Riconfermato, il Segretario Generale, Mornati Claudio.

Molte, finalmente, le donne, o quote rosa presenti (elette), nella Giunta Nazionale del CONI, anche se, l’unica candidata alla Presidenza e, per la prima volta, nella storia dello sport olimpionico, la Bellutti che, non è riuscita a strappare i dovuti consensi, per essere eletta.

Il viso di Malagò, era “tirato”, teso, anche dopo il “verdetto”, che gli ha confermato la fiducia; forse, la presenza di altri candidati o forse, le lotte interne, pre elettive, lo avevano in qualche modo, stancato e contrariato; il suo sorriso, non era quello a cui si era abituati, nei momenti positivi.

Resta e restava, il suo ultimo mandato e si crede, non voleva essere estromesso, prima di aver terminato l’intero ciclo, concessogli da Statuto.

Malagò, quindi vince, senza ombra di dubbio ma, anche nel CONI, vi è aria e richiesta, di cambiamenti. Il prossimo mandato, sarà di natura ridotta, considerato che il periodo pandemico, ha ritardato le elezioni di quasi tutti gli organi Federali, CONI, compreso. Speriamo non vi siano ricadute trasversali e soprattutto, che si riprenda il primo momento di rinnovamento che Malagò, mise in campo, nel primo mandato e che inoltre, si trovi la “quadra” con Sport e Salute e vi sia chiarezza, aggiustamenti, rimaneggiamenti, nell’attuatività della Legge sullo Sport, che dovrebbe andare in vigore a breve, perché, onestamente, alcuni articoli, sono veramente capestri per le attività di base ed anche per le stesse Federazioni e certamente, non ci si riferisce alla scadenza dei mandati che, resta legittima.

23 anni d’attesa, dall’ultima “Serie A”: Salernitana

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E, son tre.. Serie A
Scudetto

Salernitana, come ormai, la sua consorella di Serie A, l’Inter, si anticipa su tutte le protagoniste del Campionato di serie B di quest’anno e si aggiudica la “piazza” di qualificazione alla classe superiore.

Una storia, quella del calcio salernitano, che parte dal 1913, con la Salerno FootBall Club e la Presidenza, di Donato Vestuti. Poi arrivò l’Audax Sport Club Salerno e, il 19 Giugno 1919, si costituisce l’Unione Sportiva Salernitana, partecipando al primo Campionato di Promozione, del Comitato Regionale Campania.

Nel Dicembre del 1922 la Salernitana, per problemi tecnico/economici, si fuse con l’Audax Club, costituendo la Società Sportiva SalernitanaAudax che, comunque, per le stesse motivazioni che l’avevano portata alla fusione, nel 1924/25, scomparve.

Si dovette attendere nuova fusione, fra il Campania e la Libertas Salerno (1925/26), che prese il nome di Unione Sportiva Fascista Salernitana iniziando ad indossare il colore granata, quale identificativo per la maglia del team.

Dopo brevi periodi, interconnesse con le vicende della Grande Guerra e dopo l’annata che la vide vincitrice del Campionato Centro Sud (1945/46), ottenne la prima promozione in Serie A nel 1946/47. Fu solo nella stagione 1966/67 che si trasformò in SpA. Il primo sponsor ufficiale, Antonio Amato, arrivò nella stagione 1981/82.

La seconda presenza in Serie A, si deve alla seconda presenza dell’Allenatore, Delio Rossi, alla guida della compagine granata (1997/98), era, coincidenza, il 10.05.1998.

La Salernitana Calcio 1919, si costituì nell’estate del 2005, con una cordata di imprenditori locali, guidata da Antonio Lombardi, avvalendosi del Lodo Petrucci

Ieri (10.05.2021), con un buon margine di anticipo, sulle altre giornate di calcio a disputarsi, per la terza volta, nella storia di questa compagine, la Salernitana approda in Serie A e la città, la Provincia, si dà alla gioia, alla festa, ai fuochi pirotecnici, alle sfilate,  ai caroselli senza fine, per le strade.

La festa, purtroppo, ha un risvolto negativo, l’incidente accorso ad un 28enne in motociclo, sul lungomare cittadino che, listerà a lutto, questa nuova conquista della squadra e della tifoseria.

E se faccio una rubrica la chiamerò “Meticcia”

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Meticcia è una rubrica, ma anche tanto altro.

Alcuni anni fa ho partecipato, come uditore, ad un’assemblea all’università degli studi di Salerno dal titolo “La Campania accoglie. Contro razzismo e fascismo”. L’iniziativa, organizzata da Gennaro Avallone (all’epoca professore di sociologia urbana) aveva l’obiettivo di sviscerare lo stato di salute del sistema d’accoglienza in Campania e innescare una disccussione collettiva sul fenomeno delle migrazioni a 360 gradi.

Era il 2017. L’anno dei decreti Minniti e Minniti – Orlando. Quelli del daspo urbano, della marginalizzazione dei poveri e degli stranieri, dal razzismo istituzionale che ha aperto la strada all’attuazione dei decreti sicurezza (I e II) firmati dal governo a maggioranza gialloverde (Lega e M5s) e non attenuati neanche lontanamente dai governi a maggioranza giallorossa (Partito Democratico e M5s).

Nell’aula Foa a scienze politiche si respirava aria di cambiamento e voglia di mettere al centro le problematiche reali derivanti dalla mala accoglienza, dal razzismo istituzionale, dalla mancanza di spazi di democrazia entro i quali esprimere dissenso e ribaltare un sistema fortemente ingiusto e gerarchico (aggiungerei coloniale fino al midollo in una società post coloniale).

Quel giorno tantissimi interventi si alternarono in un continuo scambio di idee e impressioni. Tra questi uno, in particolare, mi colpì: l’intervento di Dimitri Meka.

Dimitri nel 2017 era un ospite del progetto Sprar di Torrioni ed esordì nel suo intervento con parole che ho ancora impresse nella mente.

“Io sono contento di quello che sta avvenendo qua. Sono contento dei giovani che ci sono e che si discuta del futuro, ma non sono d’accordo. Non sono d’accordo sul fatto che a parlare delle questioni che riguardano noi migranti ci siano tutti bianchi che decidono e due stranieri. Se avete bisogno di sapere di cosa abbiamo bisogno, chiedeteci”.

Con una semplicità disarmante e in poche parole, Dimitri ci fece capire che è fondamentale la prospettiva dalla quale si osservano i fatti e che, come scritto da Sayad e tanti altri studiosi con uno sguardo eretico rispetto alla tematica, siamo abituati a vedere il fenomeno migratorio mettendo al centro la visione occidentale e tutte le sue storture derivanti da un passato e presente da colonizzatori. Il suo intevento mi ha fatto molto riflettere nel tempo, oltre che farmi porre una domanda a cui in parte credo di aver già trovato una risposta.

In fondo chi è il migrante nella visione occidentale se non il soggetto da gestire perché pericoloso, da inglobare acriticamente in nome di interessi altri e incatenare attraverso leggi ingiuste che ledono la dignità e creano marginalità?

Criminali; stupratori; terroristi; soggetti da limitare nella “diffusione”; uomini e donne da includere nell’interesse economico ed escludere rispetto al campo dei diritti; eterni bambini da infantilizzare nel sistema d’accoglienza e “poverelli” da accogliere e aiutare; i vù cumprà, quelli che vendono in maniera illegale, che tolgono il lavoro agli italiani; “ciucci da soma da spompare” nei campi a paghe misere e senza nessuna tutela; quelli che “si, ma aiutamoli a casa loro” o “la loro cultura non va bene nel nostro paese. Devono seguire le nostre regole”; prostitute, ruba mariti, rovina famiglie.

Tanti aggettivi e modi di dire che ho elencato (e potrei aggiungerne altri) che danno una dimensione di cosa significhi attraversare la tematica delle migrazioni a partire da un punto di vista predefinito e senza mai porre domande a chi vive l’emigrazione e l’immigrazione (due fenomeni assolutamente complementari e che non possono essere letti in maniera separata ad uso e consumo da parte di chi detiene il potere economico e politico).

Parole e concetti che pongono la necessità di una narrazione alternativa che non si fermi al semplice proferire, ma punti alla costruzione di “coscienze e comunità meticce” nelle quali ci sono un continuo scambio e una evidente commistione tra persone diverse per vissuto, cultura, etnia, religione, esperienze di vita.

Da qui nasce “Meticcia”.

“Meticcia” è uno strumento per una narrazione altra da quella dominante. “Meticcia” è il megafono di chi viene quotidianamente silenziato. “Meticcia” vuole essere una rubrica con l’obiettivo di attraversare la tematica delle migrazioni grazie alle parole, ai pensieri, alle azioni, ai corpi, ai bisogni e sogni di chi migra. “Meticcia” non è semplicemente la rubrica di una persona, ma un percorso che non può che essere collettivo e in continuo divenire.

Mi chiamo Gerardo Ragosa, sono un attivista salernitano e questa volta mi limiterò ad ascolterò. O almeno ci proverò.

La Festa dei Campioni FiJLKAM Campania

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La Campania si festeggia
I Campioni con il Viuce Presidente di Settore Nicola Mirabella e Bracciante Antonio

Sabato, si è tenuta la premiazione e gratificazione, degli Atleti della Campania che, per i loro prestigiosi risultati, si sono distinti nelle discipline in seno alla Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.

Il sinodo, era dapprima nato, quale riunione dei settori Federali, per le imminenti Elezione Regionali (22.05 c.a.) su spinta, del candidato a Presidente Regionale, Antonio Bracciante ma, ha cambiato, in corso d’opera, il suo programma.

Vi è immediatamente da segnalare che, all’invito ufficiale, trasmesso, tramite vie burocratiche (Presidenti di settore), è sopraggiunto, diniego partecipativo, da parte del settore Judo (Bruno D’Isanto) e Lotta (Arturo Varriale); onestamente, non si comprende ragione, se non politica, per cui, “punire” gli Atleti, per motivi di dirigenza, lo si considera melodrammatico. Per fortuna, c’è chi la pensa diversamente e qualche sodalizio, ha volontariamente disubbidito al veto. Presente invece, in modo alquanto massiccio, il settore karate.

Sponsor Tecnico della premiazione, l’azienda sportiva Barrus (Elefantino Sport), rappresentata, nell’occasione, da Pietro Elefante.

Campioni del Mondo, Europei e olimpionici, si sono succeduti nel corso della giornata e, per l’occasione, un lauto banchetto, ha allietato i presenti nella struttura di Nicola Capasso, ASD Karate Team Gruppo Sportivo Associazione Nazionale Carabinieri, San Cipriano d’Aversa (CE).

Premiati: Angelo Crescenzo (già Bronzo alla Olimpiadi Europee e, qualificato per l’Olimpiadi di Tokyo), Rosario Ruggiero (già Bronzo alle Olimpiadi Europee), Matteo Fiore, Alessandra Mangiacapra, Alessandro Iodice, Cristian Villano, Carmine Luciano e Daniele De Vivo. Peccato, per l’altro olimpionico Cristian Parlati del Judo e per l’Arbitro Internazionale, Davide Lallo.

Certo, sarebbe stato scenario diverso, se tutta la Campania, fosse stata espressa da tutti i settori in essere, maggiormente plaudibile, trovare una Regione compatta e, non screziata, da subdole correnti sotterranee, che certo, non fanno bene al movimento, certo, non danno giusto pregio e rilievo a questi Atleti e Tecnici, al loro continuo lavoro e sacrificio, che, “la politica”, la lasciano fare a chi, dovrebbe farla ma, senza ledere i diritti degli attori principali, appunto: Atleti, Tecnici, sodalizi

Il programma “Bracciante” è stato ripresentato ai presenti, in una cornice di musica, colore ed applausi a “scena aperta”, finalmente, lasciando giusto spazio a programmazioni a lungo termine, cosa a cui, non si era abituati da decenni e che, solo in questo periodo elettorale, ha visto finalmente “luce”, specie da una parte dello schieramento che, appunto, è stato in silenzio, alienando, i succubi che sono, malamente accondiscendenti, solo per quieto vivere.

La Campania, ancora una volta, sta facendo la storia, come in passato, con i suoi: Infranzi, Panada, Baldini, Parlati, Maddaloni, Marmo e le gloriose accademie, storici baluardi, della Lotta. La Campania, sta scegliendo di cambiare rotta, avere giusto merito e risalto, tracciare solco, pietra miliare della storia italiana nelle arti marziali, dimostrando, che la Magna Grecia, il Regno delle due Sicilie, le 4 giornate di Napoli con Masaniello, non sono stato un caso. La Storia, insegna, se letta, nell’oggettività del verbo.

FITET Regione Campania

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FITET Campania08 e 09.05.2021
Luigi Di Maio e Maurizio Massarelli

La FiTET Campania, presieduta da Pietro Guarino, continua il suo percorso di qualificazione ai prossimi Italiani, con le categorie sesta e quinta, svoltesi nel pieno rispetto della normativa Federale COVID 19 e dei protocolli Nazionali e Regionali, vigenti.

All’ultima gara della Federtennistavolo,  era presente il campano, in Azzurro, Massarelli Maurizio (Campione d’Europa 2013 a squadre -Ostrava in Repubblica Ceca). Tale presenza, nulla toglieva agli acerbi contendenti, principi delle giornate ma, dava solo segno di un fermento agonistico, che nasce dalla base, dalle più piccole associazioni, presenti sul territorio regionale.

Il gioioso ritorno alle gare di Francesco Virtuoso del CSI Cava dè Tirreni, ha dato nota di colore, nel ludico approccio alla competizione.

Divisi per turni, per rispettare distanze ed evitare assembramenti e restare, nei termini di contenimento, della struttura ospitante, il Palazzetto dello Sport e l’associazione di San Nicola La Strada. iI Comitato, riceve nuovamente plauso per quanto posto in essere nel rispetto e nella tutela, di ogni presente e/o di ogni partecipante. I genitori ringraziano, così dicasi Tecnici e sodalizi.

Prossima puntata? Prossima settimana (15 e 16.05.2021), stesso “palcoscenico”; stesso modus vivendi ma, nuova platea, tanto agonismo, tanta voglia di mostrarsi.

Il punto centrale della vita

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Tutte le opere di Luigi Torino

<<Nel mezzo del cammin di nostra vita… >>. La Divina Commedia si apre con una precisa indicazione: la vicenda prende avvio nel 1300, quando Dante ha 35 anni. Il fatto che il Sommo Poeta ritenesse quest’età il «mezzo», il punto centrale della vita, lo spiega in un’altra sua opera, il Convivio, dove, riprendendo un passo biblico, paragona l’esistenza dell’uomo ad un arco il cui apice corrisponde al trentacinquesimo anno di età.

Ha ragione Dante? Siamo sicuri che <<il mezzo della vita>> vada ricercato in una divisione matematica del tempo, ossia tra quello che abbiamo vissuto e quello che presumibilmente ancora ci resta da vivere? O non sia più giusto e, perché no, più esatto attribuire questo significato ad un particolare momento della nostra vita, precisamente a quel momento in cui si acquisisce la consapevolezza della morte in quanto reale, ed il nostro tempo si spezza irrimediabilmente in un prima e in un dopo?

Immagine iconica de “Il sommo poeta” Dante Alighieri

Già Confucio, 2400 anni fa, aveva detto: <<Abbiamo solo due vite: la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una>>.

Quel momento fatidico, il mezzo della vita, può presentarsi per alcuni già in giovane età, per altri in età avanzata, per altri ancora può presentarsi soltanto alla fine della vita. Un evento tragico, la morte di un genitore, di una persona cara, una grave malattia, una forte delusione, ecc., può generare questa ripartizione del tempo, del nostro tempo, in un prima di quell’evento e in un dopo.  Se ti raggiunge una tempesta, quando la bufera sarà finita, su un punto non c’è alcun dubbio: che tu, uscito da quel vento, non sarai più lo stesso che vi è entrato

Io ho conosciuto questo momento a 37 anni. Una sera che ero seduto alla scrivania del mio studio, accusai una fitta al petto. Era un infarto. Mia moglie e mia sorella dottoressa si accorsero subito che non si trattava di un malore di poco conto. In ambulanza venni trasportato all’ospedale dove mi fu somministrato un nuovo farmaco, ancora in fase di sperimentazione, che forse fu la mia salvezza.

Fu quello il “mezzo del cammin” della mia vita: da quel momento non sono più riuscito a sbarazzarmi dell’idea della morte. Cambiai stile di vita, ripresi a leggere libri di narrativa e di filosofia, e mi misi a scrivere non soltanto opere scientifiche, ma anche romanzi e racconti. Nasce da quell’evento il mio primo libro LE MIE RAGIONI, “libro un po’ diario, un po’ saggio e un po’ romanzo”, come lo definì nella prefazione il poeta Carmine Manzi. Seguì il mio primo racconto “Andrea”, che vuol essere uno scritto contro la morte e al tempo stesso sulla necessità, per diventare essere umani, della sua accettazione sia da parte mia sia da parte di tutti gli uomini. 

Come Van Gogh che instancabilmente ritorna a dipingere i Girasoli, cambiando la prospettiva e la luce, così mi ritrovo, o in prima persona o nascondendomi dietro la maschera di un personaggio, a ritornare sempre, in un indissolubile patto di fedeltà, all’evento terribile e fondativo che mi ha fatto scoprire la precarietà della vita e lo scandalo della morte. Un evento che è insieme personalissimo e universale, perché, in un lampo, rende evidente la finitudine che tutti ci accomuna. Ognuno di noi, prima o poi, deve affrontare la prova di veder scomparire ciò che ama, e tutti dovremo restituire tutto al nulla nel quale, a nostra volta, finiremo per scomparire. Ma da quell’evento amaro nasce anche il mio progetto, folle e coraggioso, di tentare di sconfiggere la morte ricordando uomini e donne che ho amato e facendoli rivivere almeno sulla pagina. La “Vita Nova” generata dalla ferita infertami dal tempo è, innanzi tutto, impegno di scrittura come testimonianza. Testimoniare, infatti, è l’impegno che mi sono assunto a partire da “Andrea”, continuando con “Ehi, dottoressa, che isola?”, fino al recente “Va dove ti porta il cane”.

Un collage delle opere di Van Gogh in cui vengono raffigurati i girasoli

Non so se sia stato scritto un romanzo che racconta la storia di un uomo che, dopo aver visto scomparire tutte le persone più care della sua vita (i genitori, il cane, un amico, la donna amata), vede sprofondare anche la propria casa. Un libro siffatto, se da una parte è testimonianza della verità del precipitare degli esseri nel nulla; dall’altra, con il suo rammentare pietosamente ciò che è stato e chi è stato, è anche un “no” a quel niente che rimane l’ultima parola del mondo. E forse, allora, è davvero possibile che ogni morto aspetti la sua perfezione in questo risorgere che un superstite con il suo scritto gli offre.    

Queste considerazioni, che possono apparire come banalità più o meno filosofiche, sono presenti nelle opere dei maggiori scrittori. Molti romanzi e racconti, credo anche qualcuno dei miei, sono la prova della labilità dei confini tra il genere narrativo e il genere filosofico. Un esempio magistrale è la Recherche di Marcel Proust, opera né completamente romanzo né completamente saggio. 

Affidare alla narrativa il compito etico della testimonianza significa anche interrogarsi su quali siano le sue possibilità, sui suoi splendori e sulle sue miserie; significa rendersi conto che il romanzo e il racconto acquistano senso solo in funzione del tempo dove lasciano la loro vana impronta di memoria.

Salerno olimpica: il karate

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Angelo Crescenzo
Il Pass Olimpico del Karate salernitano

   La Provincia di Salerno, contribuisce, nell’accrescere numero di Atleti partecipanti alla prossima Olimpiade Estiva. Stacca infatti il pass olimpico, Angelo Crescenzo, attualmente in forza all’Esercito Italiano ma, cresciuto ed ancora allenato, dalla sua associazione “natia”.

   L’associazione  in questione (APD Shirai Club S. Valentino), è già nota, nell’ambito sportivo per la miriade di risultati raggiunti dalla sua nascita (1993) ma, ancor più, per essere stata la prima in Campania e nel salernitano, con il Karate, a bissare questo risultato di rilievo e prestigioso, storico, pass olimpico.

   Migliaia i risultati che essa può annoverare, sia come sodalizio, sia per ogni singolo Atleta, suo portabandiera. Decine, gli Atleti, “prestati” alle nazionali di classe della FiJLKAM, che salgono sui podi Internazionali, nel tempo.

   Fra tutti, ovviamente spiccano, gli Olimpici: Bronzo, di Ruggiero Rosario alla prima Olimpiade Giovanile del 2018; Bronzo, di Angelo Crescenzo alla seconda Olimpiade Europea ed ora, il pass per le Olimpiadi di Tokyo, guadagnato sul campo e, personalmente. Infatti, in alcune Federazioni, il pass Olimpico, è accreditato all’Ente, quindi, gli Atleti, vengono selezionati in base a criteri interni. Nel Karate, il pass è guadagnato singolarmente dall’Atleta ed in base al ranking.

   Tra l’altro, è bene sottolineare che, ad Angelo, in precedenza, per motivi geopolitici e di “aggiustatura” dei regolamenti di qualificazione, era stato “scippato” il suo precedente pass ed oggi, grazie alla sua forte volontà, la sua grinta, la sua testardaggine e diciamolo, rivalsa, verso un regolamento che lo aveva beffato in precedenza ed in periodo pandemico, con il suo Tecnico, Antonio Califano, pian piano, ha ricostruito percorso e, con sudore e sacrificio immane, ha riportato equilibrio ed aggiustamento, al tiro mancino, subito. Al momento, con lui, sono qualificati di diritto per sommatoria di risultati: Viviana Bottaro e Mattia Busato per il Kata (forme), Luigi Busà e Angelo Crescenzo per il kumite (combattimento).

   Un valore non da poco, quindi, messo in campo, pensando al fermo subito; alla lenta ripresa degli allenamenti; al veder bruciato sogno, solo per una interpretazione diversa, o meglio, un rimaneggiamento di regolamento.. Immedesimatevi, se vi riuscite, in questi panni di Atleta, in questi panni da Tecnico.. Per l’Atleta, dover ricominciar daccapo rincorsa ma, ancor più bruciante, sentirsi defraudato dalle carte, quando, il valore atletico ed agonistico, è stato già certificato dal campo gara ed in una categoria, dove nessuno, credeva al risultato. Pensate alla situazione psicologica ed al carico di responsabilità, da intraprendere nuovamente.. Per il Tecnico, dover lavorare, oltre che sulla tenuta fisica, tecnica e qualità; dover, ogni giorno, supportare i giusti momenti di demoralizzazione e, nello stesso tempo, continuare ad invogliare, a spingere su acceleratore, a motivare.. Un lavoro non da tutti, non per tutti.

   Ora, oltre a tutte le gratificazioni e certificazioni, già conquistate ed accumulate (l’ultima, in ordine di tempo, il “Trofeo Athlon” al sodalizio), a queste genti, oltre al sogno, meritato, resta da intravedere e prendere al volo, con merito, l’alloro olimpico, come allora per i “Dei” Greci olimpici (gli Atleti), nel segno della gloriosità, della storica memoria, della gratificazione e ”venerazione”. Ad Majora!

La Legge, è uguale per tutti

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CONI
Politica e Federazioni

Fin dove può arrivare l’essere umano?  Fino a che livello? Fino a che bassezza? Quanto può valere la propria dignità? Ma, quel che è più assurdo, resta l’eventuale motivazione.

In questo caso, parliamo del quasi niente. Parliamo di una poltrona regionale, a cui non spettano compensi  di qualsiasi genere e natura, se non forse, il prestigio? Forse, la sete di potere, quando niente può essere comandato più di tanto? Forse, la tesa del cappello che si indossa, da troppo tempo, toglie visibilità, offuscando vista? I quesiti che sorgono, sono talmente tanti e senza senso, che non si riesce a venirne a capo e soprattutto, a comprendere, oggettivamente, cosa può muovere animo umano, ove presente.

La contesa, racchiusa, ancora una volta, nel rinnovo di cariche Federali periferiche. Ancora una volta, ne viene coinvolta una Federazione di grandi numeri, quindi, di grossi interessi? Neanche quello, almeno al regionale, forse.. si spera..

La cosa ancor più assurda, è che a muovere tutto questo, è un attempato signore, ultranovantenne, che si ricopre di ridicolo, quando, dovrebbe comprendere, che è ora, di far posto a nuove leve e dare esempio; quando, dovrebbe comprendere, che esiste il Fair Play; quando, dovrebbe comprendere, che in una contesa, specie in ambito sportivo, prevale il più forte del momento, il meglio preparato e, non è giusto, usare mezzi squalificanti e dequalificanti, per cambiar verdetto; quando, dovrebbe comprendere, che le scorrettezze, non portano vittoria; e, tra l’altro, ci si elegge ad educatore.. di cosa? Ci si chiede?

Per una campagna elettorale, si arriva a rivolgersi al Tribunale Federale, per vedere, eliminare avversario? Dove, è la stessa Federazione, che controllati i documenti, ha dato via libera alla candidatura? Ma allora, si mette in dubbio l’operato stesso della Federazione che si rappresenta? Quindi, si sta dicendo, contemporaneamente, che la Federazione non è garante? E che la Federazione, rappresentata, dal candidato, autore del misfatto, ed uscente, non è la madre di tutti i tesserati, in egual modo? A questo punto, viene da dubitare, questo “signore”, ha sempre adottato stesso peso e misura e, quando ciò che accade, non piace, cerca di trovar cavillo e fango, per vincere “a tavolino” il match? Ma, nessuno si vergogna di se stesso e di essere rappresentato in tal guisa, da tal soggetto?

La decisione (06.05.2021), pubblicata ufficialmente, sul sito Federale, avversa, al ricorso promosso in data 29.04.2021, recita testualmente: <<il motivo è infondato e va respinto>> e prosegue, <<Il Tribunale Federale rigetta il ricorso presentato… in quanto infondato nel merito>>

Mai Legge, fu più uguale per tutti; mai Legge, è stata più applicata nel giusto; mai Legge, ha trovato più merito che, meritocrazia.. Giustizia è resa, nel rispetto delle parti.

Sarà, solo l’urna, ha decidere, in questo caso, il vincitore; sarà solo l’urna, a riconoscere merito e Fair Play. Ci si augura solo, adesso, che la coscienza, abbia sopravvento; che la mente, non sia prevalsa dalla pancia, o meglio, dall’appannaggio di ritorno; che tali sistemi, antisportivi ed “illeciti”, per certi versi, siano condannati da chi, ha coscienza tranquilla e possa porre, onestamente, capo sul cuscino, per riposare membra; ed il 22.05 p.v. porti, finalmente, luce e fondamentalità, allo Sport campano e, gli elettor coscienti, a rimirarsi in specchio, con onesta.

Le poltrone dello Sport

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nel Palazzo H di Roma

Siamo ancora in piena corsa elettorale, in alcune zone d’Italia, per il rinnovo delle cariche regionali e (si dovrebbe concludere entro Maggio), mentre continuano le azioni ostruzionistiche (si bannano e si segnalano, sui social, gli avversari, gratuitamente). Nel frattempo, vi sono Regioni, che hanno già intrapreso, cambiamenti.

Veneto (Vladi Vardiero), Toscana (Manuela Bonamici), Emilia Romagna (Maurizio Mariani), in FiJLKAM, sulla scia delle elezioni nazionali, hanno dato, segno e segnale forte, di voler cambiar sistema. Ed è cambiamento, anche il finalmente constatare che, democraticamente, in altre Regioni, vi sono più candidati in corsa, per le disponibili poltrone, cosa che non si vedeva, da tempo immemore. Campania e Lombardia: 6 candidati per 4 posti Dirigenziali. Sardegna, ancor meglio: 9 candidati per 4 poltrone. Così, accade e sta accadendo in altre Federazioni riconosciute dal CONI. Del resto, anche nella casa madre di tutte le entità sportive italiane, ci sono fermenti; così come accadde, qualche annetto addietro, per l’insediamento di Giovanni Malagò, alla Presidenza Nazionale del CONI (anche allora, fu segno di rinnovo e cambiamento).

Il 13 Maggio, per il CONI, registriamo quattro candidature alla Presidenza e trenta, i candidati in corsa, per la sua Giunta. Antonella Bellutti (bi-campionessa olimpica di Ciclismo su Pista), Franco Chimenti (Federgolf), Renato di Rocco (Federciclismo, uscente), Giovanni Malagò (Presidente in carica dal 2013 e membro CIO).  Oltre ad annotare la presenza di una donna, all’importante carica (prima volta nella storia italiana), come non notare, tutta questa concorrenza, alla massima carica dirigenziale dello Sport italiano?

Per la Giunta, già certo, l’ingresso dei rappresentanti in quota Atleti: Antonella Del Core (Pallavolo) e Paolo Pizzo (Scherma), essendo unici candidati, nel rispetto, della quota proporzionale, assegnata da Statuto. La lotta, invece, alle rappresentanze Federali (5 posti), si apre fra: Sabatino Aracu (Sport Rotellistici), Luciano Buonfiglio (Canoa), Angelo Cito (Taekwondo), Giovanni Copioli (Motociclismo), Luca Di Mauro (Hockey Prato), Marco Di Paola (Sport Equestri), Norma Gimondi (Ciclismo), Gabriele Gravina (Calcio), Laura Lunetta (Danza Sportiva), Gianfranco Porqueddu (Twirling), Luciano Rossi (Tiro a Volo), Stanislao Rubinetti (Pallamano), Silvia Salis (Atletica), Giorgio Scarso (Scherma), Siro Zannella (Squash). Per la quota Tecnici, sono in lizza (1 posto): Manuela Benelli (Pallavolo), Ana Bulu (Tiro a Segno), Emanuela Maccarini (Ginnastica), Giliberto Pellegrino (Orientamento). Un altro posto, è riservato agli EPS (Enti di Promozione Sportiva), per esso, scendono in campo: Giovanni Gallo (PGS) e Bruno Molea (AICS). A completare i seggi vacanti, nella massima espressione consigliare nazionale, è riservata una quota, per i Rappresentanti dei Comitati Regionali e dei Delegati Provinciali CONI (1 posto). Qui troviamo, a contendersi scranno: Vincenzo Costa, Sergio D’Antoni, Domenico Ignozza, Raffaele Sannicandro, Claudia Giordani, Raffaele Sannicandro, Riccardo Viola. Per la Campania, il ns rappresentante uscente, nella Giunta Nazionale CONI, Guglielmo “Nello” Talento, non si è voluto ricandidare.

Trasversalmente quindi, ovunque, vi sono moti e movimenti, che lasciano ben intendere, lo stato di fatto dello Sport italiano e del fermento, che li coinvolge, tutti. Non resta che augurare: VINCA IL MIGLIORE! E, se non lo sarà, il dado è tratto, avanti, DEMOCRAZIA!

La contesa, se mai potesse, si fa ancor più tesa.

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Ufficializzati i candidati, alla tornata elettorale, che coinvolge il Comitato Regionale Campania FiJLKAM, del 22.05.2021.

Alla Presidenza del Comitato regionale: Aldo Nasti ed Antonio Bracciante.  Al governo dei settori, con elezione alla Vice Presidenza: Bruno D’Isanto, per il settore Judo; Arturo Varriale e Gennaro Esposito, per il settore Lotta; Nicola Mirabella, per il settore Karate.

Allo stato, solo le new entry, del salernitano Bracciante e del partenopeo Esposito, sono da registrare, nel sequenziale e perpetrato, continuum temporale, che coinvolge tale entità locale, anche se restano, registrati malumori, più volte evidenziati dalla base che, ancora una volta, non è appieno coinvolta e soprattutto, non sentita e supportata, dalla dirigenza uscente.

Così, come al nazionale, già raccontato in precedenza, la copia è riproposta nell’ambito della Regione, con tutti gli sgambetti, paletti, storpiature, che lo Statuto vigente, ancor prevede, in barba, a quanto in essa sentenziato ed in sola voce, dell’art. 35 (norma transitoria), in esso, in extremis, recitato. Altro che risanamento dello Sport. Vi è sempre, l’ancora di salvezza, per “riparare” alla Legge..

E, ove non bastasse, l’esercizio del potere coercitivo. L’ultima, in ordine di tempo, ad esempio, il diniego, alla partecipazione formativa di Responsabile Covid Federale (figura attualmente in auge e necessaria, onde poter ripartire, in sicurezza, con le attività federali), negata, per palesato sostegno alla candidatura, in opposizione, alla Dirigenza uscente. Come le ciliegie, parafrasando: una vergogna, tira l’altra.. Anche in questo caso, non vi è solo, da vergognarsi.

Età venerabili, si riaffacciano allo scranno ed al trono detenuto, mandati che si ripetono e ripropongono e, tutto tace. Correnti interne e sottobanco, muovono, da capo all’altro, barca che rema e cerca di approdare, hai voglia, a soffiar di vento e cercar bonaccia.

La peggior cosa, che inoltre si produce, è che gli amici, o i ritenuti tali, si volgono di spalle, senza ascoltar la voce, che diede calore al cuore e, solo il tirar giacchetta, ancor s’ode, al melliferar veleno che, nel padiglione auricolare, ancora fanno eco e rendono piacevole, somministrar cicuta.

E tutto questo, venendo anche meno, a patto fra gentiluomini ed alla parola data, all’ultima tornata, del quadriennio Olimpico passato; “promessa” e/o, solo “fessa”, in pubblica assemblea. Per non parlar dei progetti a divenire, che tutti credevano, fossero messi in campo. Uomini o maschi o, come diceva il famoso Totò, “quaquaraqua”?

Insomma e badate bene, ancora oggi, dopo catastrofica pandemia, ancora in atto, si cerca ancora, di tener fede, all’interesse proprio a scapito magari, del giusto cambiamento che, seppur malefico poi sia, resta sempre, coraggioso tentativo, di cambiar sistema e regalare poi, almeno,  democrazia.

Dignità allo sport… Dignità sportiva

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Preannunciato, riavvio delle palestre.. Badate bene, 1° Giugno 2021.

   Ora, una persona normale, si dovrebbe chiedere, qual è il senso ed il buon senso?

   Questa sperimentazione, era stata già provata lo scorso anno (Maggio, in questo caso) per poi, richiudere il tutto nuovamente ad Ottobre (ma questo, è un altro argomento, che speriamo, nuovamente non si riproduca) e quali furono i benefici ed i risultati?

   Si premette che, in tutto questo, casi di focolai, nelle palestre, non sono stati provati e/o riscontrati e se qualche positivo, è stato rilevato, proveniva dall’esterno; anche in quel caso (tenuto conto di tutta la profilassi, le precauzioni, le distanze, poste in essere, a salvaguardia degli utenti), sono state evitate qualsiasi propagazione. Inoltre, il controllo, è stato effettuato, senza esito negativo, ergo….

   Ritorniamo ai corsi e ricorsi storici che, non insegnano, a quanto pare, ad alcune menti eccelse. Lo scorso Maggio (2020), dopo il fermo di tutto ed il lokdown subito, si permetteva la riapertura delle strutture sportive. Già all’epoca, avevamo segnalato che la cosa era anomala ed i risultati, sarebbero stati quelli preventivati. Ed infatti.. Eravamo a ridosso delle elezioni regionali…

   Adesso, ripetita iuvant (ma, in questo caso, andrebbe aggiunto: sed stufant o, sed continuata secant), siamo in prossimità delle amministrative, in diversi Comuni italiani, quindi, questa la vera motivazione, come quella, appunto, di Maggio, perché diversamente, ripetendoci, non si comprende senso e buon senso…

   Siamo un Paese, in mezzo al mar.. escluse alcune zone. Già a Maggio, si pensa al mare, figuriamoci a Giugno.. Poi e, non tanto poi, siamo ancora, in piena fobia pandemica ed inoltre, si ricomincia all’esterno..

   Ora, ci si chiede: 1° Quante strutture, hanno spazi esterni? 2° Quante sono a norma? 3° Quante, sono ancora nei centri metropolitani e qualcuna, con gravi rischi di sovrapposizione fra utenti? 4° Quante pensano di riaprire, tenendo da conto dell’approssimarsi dell’estate e del calo di partecipazione all’attività motoria (cosa già registrata appunto, a Maggio, dello scorso anno)? 5° Certo, la disperazione, porterà al tentativo di riapertura, ovvio, quindi, ripartiranno le corse al ribasso di abbonamenti e qualità? 6° Certo, dall’altra vi è anche la voglia di riprendere, di socializzare nuovamente ma, attenzione, cosa ricercheranno gli utenti nell’immediato, come recitano alcuni sondaggi?

   La verità, è che questa, “ventilata riapertura”, nasconda ben altro, oltre a quanto già evidenziato…

   Lo sport, crediamo abbia bisogno di vestire nuova pelle, o meglio, crediamo abbia bisogno, venga tutelato e soprattutto, si riappropri del proprio scopo, del proprio emendamento, del proprio spirito e della propria anima, della propria dignità e che ritorni alle origini; venga innalzato al rango che gli è dovuto; che gli venga, finalmente riconosciuta, veste sanitaria di tutela e prevenzione; sia equiparato, a presidio medico, sociale, psicoterapeutico, altro che chiacchiere, altro che ripresa.

Lo Sport, al palo.

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Lo sport, quello “piccolo”, quello “minore”, quello senza stipendi, ingaggi e premi da capogiro, paga ancora ingiustamente “pegno”, resta ancora fermo e le prospettive, sono pessime..

Eppure queste strutture, sono quelle che da sempre, hanno dimostrato ligio dovere, per cultura, per Credo, per essenza e filosofia di vita. Le uniche, che hanno rispettato dettami, con aggravio ulteriore di spesa, per adeguarsi alle direttive. Quelle, che hanno senso e danno senso, all’essere umano, professando igiene; rispetto, per se stessi ed il prossimo; che attuano, prevenzione alla salute e quindi, conseguentemente, non possono, non eludono, inviti di igiene e profilassi.

Contro il parere di tutti, molti si sono espressi a favore dello Sport, come quello del Dott. Francesco Vaia (Direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive, Lazzaro Spallanzani). che dichiara: <<.. uno studio… su 61 pazienti deceduti a causa del Covid 19, conferma che l’età media delle vittime resta alta e che le patologie di cui soffrono, sono quelle causate soprattutto da uno stile di vita poco corretto che normalmente non appartiene a uno sportivo.>> o, di Massimo Grassi (Arbitro Internazionale, già assegnato alle Olimpiadi per Tokyo 2020-spostate al 2021), per “penna” di Andrea Somma, su una rivista di settore (FIPE), che sottolinea: <<La palestra non è un lusso, al contrario è un bene primario. Una persona che frequenta una palestra è una persona in salute, che quindi rappresenta un risparmio per la sanità.. senza contare poi che in palestra si crea comunità, si socializza, il che tiene lontano dalla depressione e il cattivo umore..>>.

La pratica sportiva, l’attività motoria, come meglio definirla, fonda le sue radici su basi storiche, scientifiche, indiscutibili. Lo Sport è un’opportunità sociale che investe lo stato di benessere psicofisico, un beneficio, alla ns spesa sanitaria nazionale.

Nel periodo del lookdown, sono aumentate notevolmente, le percentuali di obesità (specie giovanile), a danno degli esseri umani e nella breve riapertura (durata pochi mesi), tutte le strutture sportive, hanno cercato di arginare danno, alla stregua di un presidio sanitario eccellente, per riequilibrare corpo, con movimento, prestazione, efficienza, prevenzione, effetto, etc. Oggi, tali strutture, sono ricadute nello stesso fermo amministrativo. Lo stesso fermo, che ancora si preannuncia, dilatato nel tempo, riproducendo, negativi effetti. Quando, da sempre, le attività sportive, hanno dimostrato religioso ossequio dei protocolli imposti per DPCM e di quelli emanati, nel rispetto delle norme generali, dalle rispettive entità sportive. Insomma, quelle che, maggiormente, hanno rispettato dettami, con aggravio ulteriore di spesa, per adeguarsi alle direttive emanate, restano al palo.

I numeri ufficiali (fonte CONI): <<Nel 2017 il movimento sportivo Federale raggiunge 4 milioni e 703 mila Atleti tesserati delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA). E’ il numero più alto di sempre. La partecipazione femminile delle Atlete è pari al 28,2%, mentre quella degli under 18 è pari al 56,7%. Gli operatori sportivi sono oltre 1 milione e le Società Sportive affiliate sono 63.517. Questi sono alcuni dei principali dati sul tesseramento e le affiliazioni delle FSN e DSA. Nel report sono rappresentate anche le principali statistiche legate alla pratica sportiva in Italia, con una particolare attenzione alle dinamiche demografiche ed alla distribuzione territoriale.>>. Tenere fermo, questo sottostimato e non aggiornato numero di praticanti, è un crimine contro l’umanità. Quando, ad oggi, da nessuna certificazione si evince, possibilità di positività Covid 19, all’interno delle strutture sportive.

Queste, considerazioni comunque, non esentano dall’ulteriore rischio (già effettuato in precedenza), dell’eventuale apertura pre estiva, per giustificare, ad esempio, le prossime elezioni amministrative, che poco porterebbero, alla ripresa del movimento sportivo, considerato che, dalle ns parti, si frequenta il mare, appena possibile e che il timore di contagio, ancora periste, nel sub conscio del praticante.

Della serie: al danno, la beffa!

Lo sviluppo sostenibile

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La sostenibilità è in sostanza un modello di vita che punta a preservare le risorse attuali per le generazioni future, sia ambientali che non, affinché possano essere utilizzate anche in futuro allo stesso modo di quella attuale. Difatti la sostenibilità è ambientale ma anche economica e sociale.

Quando parliamo di sostenibilità parliamo di fonti rinnovabili e materiali ecocompatibili ma parliamo anche di finanza etica, di responsabilità sociale delle imprese, di turismo sostenibile, agricoltura sostenibile e così via.

L’obiettivo, dunque, è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi (ecocompatibilità), operante quindi in regime di equilibrio ambientale.

La sostenibilità è sicuramente una cultura di vita ma è, anzi può e deve essere opportunità di business.

Non vi è dubbio, infatti, che c’è la possibilità di sviluppare attività e servizi improntati a questa cultura proprio negli ambiti di cui abbiamo parlato sopra (green finanza mobilità etc etc)

Molti di questi servizi possono avere anche un’elevata valenza sociale, pensiamo soprattutto a quelli per il turismo per disabili o i meno abbienti.

Evidentemente, questo ragionamento vale per tutte le organizzazioni oltre che per le imprese, ma assume una particolare rilevanza in quelle pubbliche e destinate al no profit dove è evidente che la connotazione di sostenibilità è quasi “naturale”.

In merito, proprio riferendoci al no profit, le formule imprenditoriali con cui portare avanti tali attività sono molteplici, in alcuni casi va bene sviluppare tali attività con le forme societarie classiche (srl, sas..) in altri casi assume particolare valenza invece farli con la formula della cooperativa sociale, sia di tipo A che di tipo B.

In alcune zone addirittura questi servizi vengono sviluppati in forma aggregata attraverso più Comuni con lo strumento dell’Unione dei Comuni (servizi sociali, trasporti etc) attraverso società o cooperative organizzate dall’Unione stessa nell’ottica della piena compartecipazione tra pubblico e privato. Di sostenibilità e di sviluppo economico sostenibile ne parlo in maniera ampia nel mio ebook “Sviluppo Sostenibile l’unica crescita futura possibile” edito da Lulu.com a giugno 2019 dove, partendo dalla definizione di sostenibilità e di sviluppo sostenibile, ripercorro le varie tappe, da Kyoto a Parigi ad Agenda 2030, che dovrebbero garantire nel futuro l’attuazione di questo nuovo modello di vita e di visione di crescita economica del pianeta.

Sport e Statuti.. Sport e regolamenti..

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Modifica Statuto

La pandemia ha cambiato le scadenze, ma non la modalità del rinnovo delle cariche sportive. Questo rito quadriennale coinvolge il CONI, le Federazioni, gli Enti di Promozione Sportiva (EPS) e le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD), e si perpetua nonostante le sfide.

  Olimpiadi e scadenza Olimpica, dei mandati sportivi, in seno a Federazioni ed entità sportive in genere, CONI compreso, sono in corso d’opera. La pandemia, devasta piani e sposta scadenze, ma non modalità, che, purtroppo, restano.

   Insomma, rito quadriennale che nel tempo, oltre a scadenzare i Giochi Olimpici Estivi, “sposa”, il rinnovo delle cariche direttive, a cascata, dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), alle Federazioni Sportive Nazionali (FSN), agli Enti di Promozione Sportiva (EPS), alle Associazioni Benemerite (AB), fino alla base dello Sport tutto, le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD), le Società Sportive Dilettantistiche (SSD).

   Un movimento che si rinnova in toto e che, pur avendo avuto degli slittamenti, a causa del corrente COVID 19, non ha cambiato gli umori, non ha cambiato le guerre interne, non ha cambiato, l’ancoraggio o il tentativo d’ancoraggio alle poltrone, guadagnate in precedenza, magari, con stessa tipologia, rito, stesse “correnti politiche”, interessi, patti o scambi, fra le parti interessate, elettori e candidati. E, pur, con la nuova riforma dello Sport (“Spada di Damocle” che limita a tre, i mandati olimpici per i Dirigenti) sulla testa, non si rinuncia a mettere in atto, anche bassezze, per restare nella governance, politico sportiva, del proprio feudo.

   Dai Nazionali, ai Regionali e da questi, ai Provinciali, bolgia che si ripete, si perpetua.

   Diversi, clamorosi, tentativi in passato, sono stati posti in essere, con risultati vicendevoli. Come quello di Yuri Chechi, alla Presidenza della Federazione Ginnastica d’Italia (FGI 2016), che non gli valse, vittoria. Certo, non si può pensare, che cotanto blasonato nome olimpionico, non sia stato gradito alla base, soprattutto, se si pensa che, comunque, nel frattempo, aveva anche avuto esperienza politica, nel Comune di Prato (2009). Allora, dove risiede, magione e ragione, di questa bocciatura?

   Forse, il tutto si racchiude, nei “giochi di palazzo” che, purtroppo, non sono solo riferiti alla politica, dei politichesi giochi di poltrone, a cui, siamo abituati. Forse..

   L’ultima, a cui stiamo assistendo, in ordine di tempo, si riferisce ad una “grossa” Federazione in Campania, che si trova al rinnovo delle cariche regionali (22.05.2021), dopo l’esperienza nazionale (27.02.2021), e che, anche in questo caso, ha visto e sta vivendo, una battaglia di ogni “ordine e grado”, senza esclusione di colpi ed onestamente, di infime bassezze. Il Nazionale, di questo Ente, registra una vittoria/conferma, del Presidente uscente (per il 60%) ma, con una, “messa in minoranza”, almeno in un settore, del suo orticello. Anche in questo caso, sconfitto l’olimpionico di turno, che almeno, era riuscito a candidarsi, pur, con tutte le ostruzioni, poste in campo. Non erano poche, assicuriamo..

   Ed in Regione? Nulla cambia, anzi, si procede anche peggio. Il “nuovo” candidato alla Presidenza partenopea (tenuta da quasi quarant’anni), si è trovato a veder, quasi vanificati sforzi, vedersi negare e sottrarre candidature, vedersi e sentir “minacciati” i suoi simpatizzanti.. Una Vergogna! Ed ancora, vedersi tradito, dai propri amici, in funzione di utopiche promesse nazionali.. “Da mano nei capelli”! Vien da chiedersi: qual’è, la definizione più opportuna, di tutto questo?

   “Cambiamento”, la parola d’ordine che, in questo periodo, sembra aleggiare, nella bocca di tutti  e trova, puntualmente, di contro, “veti e paletti, sgambetti e non tanto velate minacce, scippo di proposte di candidature e deleghe di voto”, restano, comune denominatore, di loschi traffici, in funzione delle poltrone. Poltrone poi, senza compensi, senza rimborsi, solo titoli di visibilità da esporre ed  elencare nei curriculum, forse, solo gestione di un “potere” effimero, fatto di genuflessioni e di preghiere. Nient’altro!

   La gestione del potere dei poveri (con tutto il rispetto dei veri indigenti), dove i “poveri”, sono le piccole realtà, i piccoli clubs, gestiti da “piccoli” Tecnici, e tutto, in funzione dei “grandi”. Dove, anche stavolta, la meritocrazia, può avere mille volti, come quella di risiedere nel posto giusto, al momento giusto e conquistare, il giusto Atleta, in quel preciso, storico, sportivo, momento e guadagnarsi quindi, il diritto al voto futuro, il “diritto”, di “mercanteggiare”. Dove si arriva, in questo tempo di social, finanche a bannare, zittendo voce, dell’avversar molesto o del suo amico, a cui, nulla è concesso.

   Insomma, storia che si ripete, si perpetua. Alla faccia ed in disprezzo, della Legge vigente che, dovrebbe essere applicata. Uno schiaffo alla meritocrazia, uno, alla democrazia ed uno, al cambiamento.

   L’Italia dei bulli, o meglio dei bulletti, ancor vige, in questa povera Italia, in questo Bel Paese. L’esempio dello sport, quello, delle regole e regolamenti da rispettare, dove lo ritroviamo? Forse, (mi sto ripetendo), in qualche blasonato bagno, a fungere da nettore di profumate terga. Speriam si cambi e che nel frattempo, le giovani promesse, non imparino a leggere e a ottemperar, agonistica pulsione o quantomeno ed almeno, a praticar passione che, dallo sport diviene e dall’educator, che sappia suo mestiere e sia capace, di depurar magagne, tenendoli lontani, ancora un poco, da questo olezzo, che certo, non sa di fiori.