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domenica, Dicembre 22, 2024

FestivalBar: il simbolo di un’estate che non esiste più e il significato che aveva per noi ragazzini dell’epoca

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FestivalBar: il simbolo di un’estate che non esiste più

Per chi andava oltre le hit estive, sicuramente il FestivalBar non era il programma ideale per scoprire nuova musica al di fuori del mainstream, ma non stiamo qui a discutere di questo.

Come già ho scritto in altri articoli che riguardano la musica, il pop ( o le “canzonette” come molti/e lo definiscono), non va sempre demonizzato, anche il pop è musica, e anche gli artisti pop riescono a regalare emozioni.

Il FestivalBar è stata la colonna sonora dell’estate di tanti bambini, adolescenti, e giovani adulti a cavallo tra la generazione X e Millennials.

Erano gli anni delle compilation Blu e Rossa, prima in audiocassetta e poi in formato CD.

Gli appuntamenti settimanali spesso erano il sottofondo musicale di sere d’estate passate in famiglia o con gli amici a divertirsi.

Le hit duravano una stagione intera, non c’era ancora la fretta dello streaming e il mercato musicale non era ancora saturo come adesso. Molti artisti con un album campavano anche due/tre anni, dando il modo anche all’album stesso di essere vissuto con calma apprezzandone ogni sfumatura.

Ma perché ne sentiamo così tanto la mancanza ora? 

La sua ultima edizione fu nel 2007 con la vittoria dei Negramaro e la loro “Parlami D’Amore”.

Negli anni a seguire non ci facemmo molto caso, forse perché avevamo intuito che il mondo stava cambiando.

Nel 2008, con l’arrivo di Facebook in Italia, stava cominciando l’era social, seppur molto diversa e lontana da quella che conosciamo oggi perché ancora relegata al computer di casa.

Ma col passare del tempo, la nostalgia torna a farla sempre da padrona.

Ognuno/a è nostalgico del periodo della propria gioventù e seppur il Mondo continua velocemente ad avanzare, non riusciamo a fare a meno di voltarci sempre a guardare indietro.

Per chi come noi ha vissuto anche nell’era pre-social, inconsciamente ha iniziato a sentire la nostalgia di un’epoca che ora ci sembra più “leggera”.

(Non si tratta della solita retorica del “era meglio prima”, perché ogni periodo storico ha avuto e sempre avrà, pro e i contro)

Oggi siamo costantemente collegati e possiamo vedere le vite degli altri attraverso uno schermo, non abbiamo più limiti di comunicazione, e abbiamo iniziato a capire quanto fosse leggero e romantico un semplice squillo per far capire alla persona che ci piaceva che la stavamo pensando, senza passare ore e ore su whatsapp a parlare e arrivare a un punto da non sapere più cosa dirsi.

Cosa c’entra il FestivalBar con tutto questo? 

I più giovani potrebbero chiedersi : “si ok, ma cosa c’entra tutto questo con un programma musicale dove gareggiavano artisti che proponevano hit estive?”

Come scritto sopra, il FestivalBar era il simbolo e colonna sonora di quelle estati che non esistono più, dove quelle compilation (originali ma spesso anche masterizzate) ci accompagnavano durante la bella stagione, a mare, in auto, in tv, nelle radio.

La colonna sonora delle prime avventure estive, dove magari anche solo una di quelle canzoni, ti faceva pensare a quella persona in particolare.

Ma anche le prime cotte con i personaggi famosi stessi ( io innamoratissimo di Paola&Chiara e Alizee ad esempio) 

Le prime pubblicità stavano a significare la fine della scuola, e le fasi finali  del programma simboleggiavano la fine dell’estate e il  ritorno tra i banchi di scuola.

Ci sarebbe tanto ancora da raccontare, ma sarei troppo prolisso.

Come tutte le cose del passato, probabilmente ora non funzionerebbe più, e se il programma giunse alla chiusura, un motivo forse c’era, ormai aveva finito il suo percorso e aveva dato tutto quello che aveva da dare, e si sentiva il bisogno di cambiare.

Riproporlo oggi forse sarebbe un po’ come tornare con la fidanzatina storica e illudersi che dopo tanti anni, le cose andranno uguali e identiche a come erano prima, ma sappiamo che non è cosi.

Insomma “ Panta Rei” – non potresti entrare due volte nello stesso fiume”

I ricordi sono fatti per restare tali, e tali vanno lasciati.

Azzardo a dire che siamo stati fortunati a poter vivere certi momenti e conservarne il ricordo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesco Ronca
Francesco Ronca
Mi chiamo Ciccio Ronca, ho superato da poco i 30 all’anagrafe. Mi piace andare avanti, ma non riesco ad abbandonare l’adolescenza. Ci vediamo a scuola!

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