Ne parlano gli esperti al Festival internazionale del Giornalismo
Nella splendida cornice della Sala dei Notari a Perugia, nel corso del Festival Internazionale del Giornalismo, uno fra primi incontri è stato dedicato alla crisi climatica e ai media. Ospiti del panel Stella Levantesi, giornalista climatica e scrittrice, Elisa Palazzi, docente di fisica del clima all’università di Torino, Andrea Pinchera, direttore comunicazione ed engagement Greenpeace Italia, e Riccardo Iacona conduttore di Presadiretta. Un incontro ad altissima levatura scientifica, un vero libro aperto, parole e fatti che man mano si animavano e diventavano “dura realtà” per mostrare ai presenti in sala le sfaccettature palesi e nascoste del “delitto ecologico “.
Il riscaldamento globale è considerato dalla comunità scientifica la più grande emergenza ambientale della nostra epoca. Ogni giorno assistiamo a cambiamenti rapidi che influenzano gli eventi climatici, minacciando l’umanità. I mezzi d’informazione diventano, così, un utile strumento per sensibilizzare le persone. Sui giornali e nei palinsesti televisivi troviamo sempre maggiori pubblicità di aziende inquinanti ma che non vengono annoverate tra i responsabili della crisi climatica, e tutto ciò a discapito delle informazioni su questa importante emergenza mondiale. Elisa Palazzi, fisico dell’ambiente, dimostra che ciò si verifica perché i fenomeni climatici vengono percepiti dalle persone come avvenimenti distanti da loro, l’ambiente, cioè, viene considerato “lontano”, un tema esterno alle preoccupazioni quotidiane.
Stella Levantesi racconta quindi come, negli anni, le grandi aziende siano venute a conoscenza dei livelli di emissioni inquinanti prodotti dalle loro attività ma, pur consapevoli del danno, nel corso del tempo, hanno tentato di nascondere questi dati. Dagli anni ’90 del secolo scorso la politica ha iniziato a guardare alla crisi climatica promuovendo leggi per ridurre l’impatto delle grandi aziende. Quest’ultime, in risposta, hanno utilizzato gruppi di pressione per evitare che le leggi potessero essere portate a termine. In questo scenario i media hanno svolto il ruolo di “casse di risonanza” per le false informazioni che le aziende inquinanti hanno messo in circolazione. In particolare, è stata fatta una grande disinformazione sulle fonti di energia rinnovabile oltre che un “ecologismo di facciata”. Infatti, i potenziali clienti vengono indotti a pensare, anche attraverso le pubblicità e le sponsorizzazioni sui social, che le aziende si impegnino nella tutela dell’ambiente più di quanto non lo sia in realtà. Il ruolo dei giornalisti, in questo, si concentra sull’orientarsi tra notizie vere e false. Il giornalista Riccardo Iacona definisce quello che deve essere il ruolo primario del giornalista che si occupa di ecologia affermando che è compito del giornalista far comprendere all’opinione pubblica che l’emergenza climatica è un problema del presente. Nello stesso tempo auspica che un insieme di voci si muovano all’unisono per far mobilitare la politica nel promuovere leggi a favore del pianeta. I media possono impegnarsi muovendosi a favore del clima con azioni specifiche ed efficaci. In primo luogo, è opportuno, oltre che utile, tagliare le sponsorizzazioni e le pubblicità delle aziende inquinanti ma è anche fondamentale responsabilizzare sul tema ecologico attraverso le giuste informazioni da dare a chi legge o ascolta. La narrazione degli scienziati sul cambiamento climatico è ad oggi molto utile ma per sensibilizzare il pubblico può risultare efficace raccontare le storie umane dando spazio ai luoghi dove gli effetti della crisi climatica sono ampiamente visibili. Questo aiuterebbe anche nella creazione di un racconto continuativo, che non si esaurisce solo con i fatti di cronaca ma si perpetua nel tempo.
Iacona chiude il suo intervento affermando che “è importante capire che le questioni climatiche non sono lontane ma ci colpiscono in tanti aspetti della nostra vita. Si parla di redistribuzione della ricchezza, di giustizia sociale ed economica.” E continua “seguire le questioni climatiche ci permette di inventare un mondo che ancora non c’è, o che in parte c’è ma che va implementato, raccontato, enfatizzato per viverlo al meglio”. E questo concetto racchiude tutto il nostro futuro. Le questioni climatiche riguardano gli aspetti più disparati della vita di ognuno di noi, e spesso non ce ne rendiamo conto. Seguire il racconto degli scienziati climatici, continuare ad impegnarsi nella lotta alle grandi aziende inquinanti, chiedere un intervento deciso da parte della classe politica mondiale sul tema sono tutte azioni che, nel quotidiano, ci permettono di salvare la nostra Terra, la nostra casa.
Martina Marotta