Lo scorso 5 marzo si è celebrato il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista e sceneggiatore del Novecento. Attento studioso dei cambiamenti della società a partire dal secondo dopoguerra fino agli anni ’70, Pasolini venne spesso contestato per il suo pensiero critico verso la società consumistica, ma il lascito che ci ha donato nei suoi versi e nelle sue pellicole sono la dimostrazione tangibile della perseveranza di una personalità che riesce ancora a scolpire, a distanza di anni, i nostri animi.
La carriera personale e professionale
Nato a Bologna, Pasolini ha trascorso la sua fanciullezza e adolescenza proprio nel capoluogo emiliano, diplomandosi prima presso il Liceo Classico e, successivamente, laureandosi in Lettere stilando una tesi sul poeta Giovanni Pascoli. Negli anni ’40 visse in Friuli, a Casarsa, il paese materno, dove rivestì il ruolo di insegnante; in seguito ad uno scandalo che lo vede accusato di corruzione di minorenne, fu costretto, però, ad abbandonare la scuola e fu anche espulso dal PCI (Partito Comunista Italiano) a cui aveva aderito pochi anni prima. Così, si trasferì definitivamente a Roma, frequentando principalmente le borgate della città, che divennero protagonista dei suoi primi romanzi, Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959). L’attività letteraria di Pasolini fu così scandita dalla dolcezza dei suoi versi poetici e dalla scelta alternativa di descrivere quanti erano estromessi dal centro cittadino, dando voce anche al proprio dialetto.
Dagli anni ’60, tuttavia, rovesciò la sua forma di comunicazione, preferendo il cinema: “la sua poesia (cinema) consiste nel dare allo spettatore l’impressione di essere dentro le cose, in una profondità reale e non piatta (cioè illustrativa).” Il primo film fu Accattone (1961), seguito da Mamma Roma (1962) e dal Vangelo secondo Matteo (1964), e tanti altri ancora, che lo hanno reso un regista innovativo e originale, noto in tutto il mondo, spesso criticato e anche processato. Negli anni, protagonista dei suoi ciak personaggi illustri del cinema e del teatro come Anna Magnani in Mamma Roma, Totò in Uccellacci e uccellini, Maria Callas nella Medea; attori di fama internazionale che hanno vestito i panni delle figura ideate da Pasolini stesso e hanno così contribuito alla piena realizzazione di un cinema parallelo, che non si collocava in un canone definito.
L’esempio Pasolini
L’impegno letterario dell’autore friulano è stato poi arricchito negli anni dalla sua forte critica sociale, che ha denunciato il corrodersi dell’Italia negli anni del boom economico, un Paese che secondo Pasolini ha preferito l’omologazione proposta dalla società dei consumi a cui si era consegnata negli anni del dopoguerra, dissolvendo così la propria unicità.
La poesia, la sua produzione narrativa, gli interessi antropologici, l’impegno sociale, il teatro e, naturalmente, il cinema: tutto questo rappresentava la straordinaria versatilità culturale di Pier Paolo Pasolini, uno dei personaggi più controversi e importanti del secolo scorso. Ogni sua parola ricade ancora oggi e si infrange con un frastuono tale che scuote le coscienze e trasforma il dubbio in urgenza di essere parte attiva della realtà in cui si vive e riprendendo proprio alcune sue parole: “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.