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Donata da Papa Francesco la prima pietra della ‘Casa Fabrizio Frizzi’

IMMEDIAPRESSDonata da Papa Francesco la prima pietra della ‘Casa Fabrizio Frizzi’

(Adnkronos) –
Milano, 29/03/2022 – Non è un mattone qualsiasi quello che è stato benedetto dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini e posato all’erigenda Casa di accoglienza Fabrizio Frizzi che l’Unitalsi Lombarda sta realizzando nel quartiere Ortica di Milano. È un mattone della Porta Santa del Giubileo della Misericordia, donato da Papa Francesco per questo luogo destinato ad accogliere i genitori dei bambini in cura, lontano da casa, negli ospedali milanesi. Una cerimonia semplice quella di stamattina in via Amadeo 90, a fianco del Santuario della Madonna delle Grazie, che ha visto la presenza oltre che dell’arcivescovo di Milano, del sindaco Giuseppe Sala, del presidente di Bcc Milano Giuseppe Maino e di don Stefano Venturini, responsabile della comunità pastorale Lambrate-Ortica. Per don Venturini la casa di accoglienza è simbolo della «Chiesa ospedale da campo» che ha visto per la sua realizzazione l’intervento di tanti aiuti diversi: dall’immobile in ristrutturazione donato per 20 anni dalla Curia di Milano, alle donazioni di tanti, in particolare i Soci della Banca di Credito Cooperativo, il Cav. Ernesto Pellegrini e lo stesso Vittore De Carli che ha donato tutti i proventi derivanti dalla pubblicazione del suo libro “Dal Buio Alla Luce con la Forza della preghiera” edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Lo stesso De Carli nel suo intervento ha sottolineato come questa casa di accoglienza sia frutto di una storia di “dono”, anzi di tanti doni: da quello della vita a quello della fede, dall’amicizia alla scrittura: «Tutto nasce dal libro, nel quale racconto la mia esperienza di malattia e il cammino verso la guarigione. Questo testo, con l’aiuto di alcuni amici, diventa il primo volano per promuovere l’iniziativa a livello regionale e per una raccolta di fondi da privati», ma c’è anche i dono della gioia «tutti insieme festeggiamo questo traguardo con la partecipazione simbolica di papa Francesco che per l’occasione, oltre ad averci donato la “prima pietra”, ci ha inviato il suo messaggio augurale». Papa Francesco ha esortato i volontari di Unitalsi con queste parole: «Non perdere mai la forza di rispondere ai bisogni veri e concreti delle donne e degli uomini che incontrate nella vostra vita. E rispondere al bisogno di una casa accogliente perché i genitori possano vivere la cura dei propri figli ricoverati nelle strutture sanitarie è oggi, in un contesto di precarietà e nuove povertà, una testimonianza dell’amore di Gesù per i più poveri». Da parte sua monsignor Delpini ha ricordato come l’alleato di questa opera buona sia Dio «senza il Signore non possiamo fare nulla che possa resistere» e riferendosi alla casa di accoglienza ha sottolineato come questo «sia un piccolo segno di attenzione, come tanti altri, di fronte a un immenso bisogno. Ogni piccolo segno è come una piccola luce nella notte, un punto di riferimento che aiuta a trovare un luogo in cui si aprono le porte a chi viene a bussare». Per il sindaco Sala nell’opera in costruzione si incarna lo spirito milanese «del fare un passo alla volta», ma soprattutto in tempi così tragici come gli attuali «è consolatorio sapere che nascono questi semi». Non è mancato poi un riferimento al quartiere dell’Ortica «dove non manca l’ottimismo». Il Presidente di BCC Milano Giuseppe Maino ha infine il contributo dei Soci della Cooperativa di Credito nella realizzazione del progetto. «Insieme siamo impegnati a trasformare le risorse finanziarie prodotte dall’attività bancaria in benessere per le persone, per le comunità locali e per i territori. Non si tratta di un gesto inconsapevole, né di un contributo scontato, è invece l’espressione di una coscienza collettiva orientata al bene comune.» Alla cerimonia era presente anche l’architetto Sara Ugazio che sta curando la ristrutturazione dell’immobile e che ha illustrato i lavori e le accortezze che saranno utilizzate per rendere l’accoglienza delle famiglie e dei bambini in cura la più sicura possibile anche in considerazione della fragilità dei piccoli malati oncologici. 

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