Roberto Baggio compie oggi 55 anni. Il Divin Codino è stato non solo un calciatore, ma un’icona del suo tempo. “Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica” cantava Cesare Cremonini, una citazione che fa capire quanto questo giocatore sia stato un simbolo per molte generazioni.
L’inizio della carriera
Roberto Baggio nasce il 18 febbraio 1967 a Caldogno, in provincia di Vicenza. Sesto di otto figli, il padre Florindo, appassionato di calcio, lo chiama Roberto in onore di Boninsegna. Roby si avvicina al calcio sin da giovanissimo, entrando nelle giovanili vicentine del Lanerossi a 13 anni. Nel 1983 debutta in prima squadra e l’anno successivo realizza 12 gol in 29 presenze, riportando i suoi in Serie B. Una B che però non giocherà, perché la Fiorentina investirà quasi 3 miliardi di lire su di lui per portarlo a Firenze. Poco prima di firmare con i viola, Roby subisce un gravissimo infortunio al crociato e al menisco ma nonostante ciò il club toscano crede fortemente in lui e lo ingaggia ugualmente. Baggio resterà lontano dai campi per più di un anno, ed è in questo periodo che inizia ad avvicinarsi al buddhismo, che lo aiuterà molto nel recupero fisico ma anche nella crescita mentale e spirtuale. Quando torna, un nuovo infortunio lo costringe a stare fermo, totalizzando solo dieci presenze in due anni. Poi però al suo rientro definitivo esplode, mostrando a tutti la sua classe, con tre stagioni di grande livello che gli valgono anche la convocazione con la nazionale a Italia ’90. Baggio, partito da riserva, conquisterà il ruolo di titolare ed insieme al compagno Schillaci porterà i suoi fino in semifinale contro l’Argentina che però andrà in finale battendo l’Italia ai rigori.
1988, 1993, 1998: gli anni di Baggio
È un’estate particolare per Baggio che viene “costretto” ad andare alla Juventus e i tifosi della Fiorentina insorgono contro la dirigenza, scendendo in piazza e protestando vivamente. La volontà di Baggio contò poco come più volte ha ammesso anche lo stesso calciatore, dimostrando sempre stima per Firenze, una città che ha sempre creduto in lui quando nessun altro lo avrebbe fatto. Celebre infatti l’episodio in cui si rifiutò di battere un calcio di rigore contro la “sua” Fiorentina quando tornò per la prima volta a Firenze da avversario con la maglia della Juventus, raccogliendo poi, all’uscita dal campo, una sciarpa viola lanciatagli dagli spalti. Forse è per questo che con l’ambiente juventino non riuscì mai a legare del tutto. Eppure con i bianconeri realizzò 115 gol in 200 partite e il 1993 fu il suo anno, in cui vinse la Coppa Uefa con la Juve e a livello individuale fu premiato con il Pallone d’oro e il Fifa World Player. A questo periodo è legata la sua iconica immagine del codino, e la sua partecipazione ai Mondiali del ’94, in cui, trascinò l’Italia di Sacchi fino in finale, segnando 5 gol nella fase a eliminazione diretta. Nella finale contro il Brasile, purtroppo però, Baggio sbagliò il rigore che consegnò la coppa ai brasiliani, una ferita e un rimpianto che hanno segnato per sempre Roby nell’animo. Lasciata la Juve dopo l’esplosione di Del Piero, Roby andò al Milan. Nel primo anno vinse di nuovo lo Scudetto, ma nel secondo, prima Sacchi e poi Capello non mostrarono particolare attenzione nei suoi confronti, e così, Baggio decise di passare al Bologna. Qui avvenne la sua rinascita, diventando il leader dei rossoblu, con 22 gol in 30 partite. Nel Mondiale del ’98 l’Italia con Baggio perse per la terza volta negli anni Novanta ai rigori, questa volta ai quarti contro la Francia. Baggio passerà all’Inter di Moratti, che però sta vivendo un periodo difficile, che non faciliterà nemmeno l’esperienza di Roby. Baggio decide così di trasferirsi al Brescia, neo-promosso in Serie A. Con Mazzone in panchina vive quattro anni splendidi, in cui non solo salva i suoi ma il porta anche a sognare per l’Europa mostrando ancora classe e talento all’età di 35 anni, esprimendo ancora calcio per il semplice piacere del gioco, che lo ha sempre contraddistinto nella sua carriera. Trapattoni non lo convoca per i Mondiali 2002, e così nel 2004 decide di dire addio alla Nazionale e al calcio. Il 16 Marzo, in un San Siro che lo ricopre di applausi, dopo 19 stagioni in Serie A, 643 presenze e 291 gol in tutte le competizioni, Baggio saluta definitivamente il calcio.
L’uomo dietro il campione
Il “Divin Codino” è il film sulla vita di Roberto Baggio e il brano “L’uomo dietro il campione” di Diodato, che fa parte della colonna sonora del film, sintetizza al meglio quello che è stato Roby per tutti noi. La sua carriera lunga e gloriosa, è stata colpita dagli infortuni, dalla sfortuna e spesso anche dai rapporti complicati con i suoi allenatori che gli hanno impedito di lasciare un segno ancora più profondo nella storia del calcio, ma forse hanno contribuito a renderlo ancora più amato, al di là dei confini del tifo per questa o quella squadra di club: “Che poi Roberto in fondo tutto questo amore è pure figlio del coraggio, di quel campione che toccava ogni pallone come se fosse la vita. Lo so potrà sembrarti un’esagerazione ma pure quel rigore a me ha insegnato un po’ la vita”. Buon compleanno Roby, per sempre il nostro Divin Codino.