Se, come dice il poeta, non si può essere seri a 17 anni, figurarsi a 12: a quell’età fai solo quel che ti si dice e assorbi un po’ tutto senza la consapevolezza di quanto ciò che vivi possa eventualmente essere “life-changing”. Quello solo il tempo saprà dirtelo.
Oggi, ad esempio, so dire che fu proprio probabilmente a quell’età, nell’anno santo 1991, che avvenne il definitivo passaggio di consegne tra passioni nella mia esistenza.
‘O pallone, le partite tutte insieme la domenica alle 15, il “Pibe De Oro”: così la radio cominciò ad attrarmi e nelle mie orecchie, inconsapevolmente, entrò di tutto sin dalla più tenera età. Nel 1991, la musica si era fatta largo dentro in maniera definitiva mentre sullo sfondo Maradona, in primavera, era scappato via da Napoli come un ladro nella notte.
Avevo tutto un gusto da affinare, non sapevo ancora cosa mi potesse rappresentare al meglio, era semplicemente un po’ troppo presto e sarei dovuto entrare nei “teen years”per cominciare a capire meglio tutto: credevo pure che i Queen fossero un gruppo (per dire) poi fortunatamente la morte del capobanda il 24 novembre aprì la mente e, a quel punto della situazione “Nevermind”, era fuori già esattamente da due mesi circa e aveva innescato il big-bang che mi avrebbe travolto in pieno attorno al ’93.
Non sarebbe durato poi molto quel big-bang, ma intanto tutto un mondo alternativo che si prendeva e dava soddisfazioni in termini di popolarità e qualità musicale faceva semplicemente volare.
E oggi?
Rimane qualcosa, all’infuori dei ricordi, di: un rammarico ancora forte per ciò che poteva essere e non è stato; di un bimbo oramai trentenne che denuncia la band per quella foto di copertina oramai iconica (e il solo leggere la notizia fa cadere le braccia nel mentre, giustamente, l’ex-infante si attira addosso tutte le ironie possibili)?
Dipende da quanto ottimismo c’è nel vostro DNA e anche un po’ dal mero dato anagrafico: nel discorso d’introduzione nella Rock’n’Roll Hall Of Fame 2014, Michael Stipe dei R.E.M. (un decennio già trascorso dal loro scioglimento nel settembre 2011, e sembra un secolo) riassume 5 minuti di memorabile intervento in una frase: “This is not just pop music, it’s something much greather than that”.
Quel qualcosa di “molto più grande”, potente, incisivo, diretto al cuore della gente (in modo particolare di quelli che la società non considera) non andrà mai dimenticato e da sognatori (più o meno boomer) sarà sempre lecito attendere qualcuno che continui a portare avanti la “torcia” di un nuovo miracolo rock’n’roll (o quel cavolo che sarà, in quel momento).
Una nuova, potentissima catarsi liberatoria.
Ah già, dovrei parlare anche del contenuto musicale. Ma credo che se pur foste coetanei del bimbo di copertina dovreste sapere tutto a memoria, secondo per secondo, ergo rinuncio. Mi sembra un po’ d’insultare la vostra intelligenza e la vostra sensibilità. Faccio bene, vero? vero?
P.S. proprio mentre chiudo l’articolo si diffonde la notizia dell’inevitabile ristampa del trentennale, con uscita prevista per il 12 novembre. Smells Like Eternal Business, ovviamente, but well, whatever (and forever), nevermind.