Ousmane Traorè era un ragazzo di 26 anni originario del Mali investito in località Campolongo dopo una settimana di lavoro. Frontiera Sud Aps e l’associazione Manden di Napoli organizzano una raccolta fondi per riportare la salma in patria.
Attraversare le strade della Piana del Sele è un’esperienza molto singolare. Trafficate ai massimi livelli durante il periodo estivo e desolate per il resto dell’anno, queste strade permettono di ritrovarsi In pochi chilometri presso centri abitati e movimentati, zone di produzione locale e territori dimenticati da qualunque entità superiore in cui si possa credere.
Stiamo parlando di zone che, per l’opinione pubblica e per le idee di imprenditori e politici locale, dovevano essere polo di attrazione turistica e invece si sono rivelate essere “la patria” di quegli invisibili che vengono sfruttati quotidianamente per pochi euro all’ora, sottopagati o truffati, massacrati fisicamente e psicologicamente in nome del profitto e la crescita del brand delle grandi e piccole aziende locali, spinti all’irregolarità e alla precarietà dell’esistenza, costretti a vivere in case non a norma ammassati come animali e senza il rispetto delle norme igienico sanitarie di base.
Invisibili sempre e comunque, anche nei casi più tragici.
In questo quadro generale sommario e sintetico, si inserisce la storia di Ousmane Traorè. Ragazzo maliano morto a 26 anni in località Campolongo, Ousmane è stato investito mentre si recava in bici presso casa di alcuni amici dopo una settimana dura di lavoro nei campi.
La storia
Ousmane era arrivato in Italia nel 2017 attraversando la rotta mediterranea per giungere in Sardegna, dove era entrato nel sistema d’accoglienza. Da lì, dopo il diniego per la domanda d’asilo e il successivo ricorso, si era spostato in località Campolongo (Eboli) per lavorare e sostenere economicamente la propria famiglia in Mali.
Ousmane, ogni mattina, si alzava e si muoveva dalla sua abitazione in affitto (una costruzione antica in tufo con condizioni igienico sanitarie discutibili) per raggiungere il luogo di lavoro. Nel concreto, insieme al suo coinquilino, lavorava nel campo della coltivazione floreale per pochi euro all’ora.
Si muoveva principalmente in bici tra vicoli ciechi, strade dissestate, vie pericolose lontane da centri abitati e istituzioni fondamentali quali ospedali e pronto soccorsi. Proprio in una delle tante “traverse della morte”, Ousmane è stato investito il 14 Agosto 2021 e non ha avuto la possibilità di ricevere le cure mediche adeguate (per quanto fosse possibile fare ancora qualcosa) visto il tanto tempo impiegato dall’ambulanza per giungere sul posto.
In quella traversa è morto Ousmane: invisibile nel sistema d’accoglienza e in vita, invisibile in quella traversa maledetta e nella morte.
La raccolta fondi
Nelle ore successive all’incidente che ha portato alla morte di Ousmane, numerose associazioni e attivisti si sono mobilitati per dare una mano concreta ai familiari e amici del ragazzo maliano (sia sul piano legale che su quello economico). Da circa 4 giorni è in rete un appello lanciato dall’associazione “Frontiera Sud Aps” in coordinamento con l’associazione “Manden” (associazione di migranti di Napoli a cui fa riferimento la comunità maliana in Campania) per riportare la salma di Ousmane a Kita (comune urbano del Mali).
“Non vogliamo che Ousmane venga seppellito in una tomba anonima nel luogo che lo ha ucciso. Vogliamo invece che la sua famiglia abbia il diritto di vedere un figlio e un fratello morto a 26 anni. E vogliamo che voi che leggete questo appello possiate conoscere la storia di Ousmane, la storia di un giovane uomo che non è morto per una fatalità ma per nutrire un sistema di sfruttamento”.
Queste le ultime parole dell’appello lanciato in rete e che prova a dare visibilità ad una storia ricorrente fatta di invisibilità e indifferenza.